Nessuno ad Appiano vuole andarsene. Juve-Inter, i campioni d'Italia siamo sempre noi

Nessuno ad Appiano vuole andarsene. Juve-Inter, i campioni d'Italia siamo sempre noiTUTTOmercatoWEB.com
domenica 16 maggio 2021, 15:54Editoriale
di Gabriele Borzillo

Che settimana ragazzi. Ricca di accadimenti, col mondo nerazzurro in fermento e subbuglio: esisteremo ancora si chiedeva la maggior parte della tifoseria? Le notizie provenienti da Appiano non lasciavano presagire sonni tranquilli. Non ci sono soldi, non si paga, non ci si iscrive al campionato, non c’è accordo tra Società e giocatori, questa è vera così come è vero che Antonio Conte e i suoi uomini, tutto il gruppo squadra intendo, vuol sapere cosa capiterà da qui ai prossimi mesi. Sì, lo so, adesso qualcuno di voi dirà cosa ne sai tu, pennivendolo, giornalaio, tricchebballacche e così via: ma, in sostanza, credo che lecitamente e come deve essere lo staff tecnico, dall’allenatore all’ultima riserva, vuol conoscere il programma sportivo di Suning. D’accordo, il prestito: ma a cosa serve? E a ottobre ci ritroveremo nella stessa situazione? Non mi sembra una domanda vergognosa né imbarazzante, è ciò che si chiederebbe qualunque professionista nel proprio ambito. Di una cosa siamo certi: nessuno ad Appiano vuole andarsene. Non vorrebbe, attenzione, vuole: è diverso. Il gruppo, il famoso gruppo di cui ci si riempie la bocca ogni momento, esiste eccome. Nonostante le chiacchiere, il tiro al piccione mediatico che dopo un pochino annoia anche, le scene che vedete dopo un gol, nella quotidianità degli allenamenti, nella vita privata, appartengono alla realtà nerazzurra: esiste amicizia, piacere e volontà di stare insieme, convinzione di poter aprire un ciclo importante continuando a restare uniti. E questo è fondamentale. Per il resto vedremo le prospettive future, sulle quali ciascuno si è fatto la propria idea. La mia è quella che porta a un non ridimensionamento del Club: qualcuno partirà? Forse, ma con Marotta al comando della nave qualcuno arriverà, e non sarà una seconda scelta.

Settimana di passione, relativa, riguardo il nuovo inno. Che non è un inno, finalmente lo abbiamo capito, ma è una canzone composta per festeggiare il numero diciannove, in attesa di quel che sarà. Che arrivare a venti è un secondo (grattatina di circostanza).

Settimana di amori dichiarati al nerazzurro. Poi magari saranno i primi a partire, facendo una pessima figura, ma più di qualche giocatore si è speso sulla sua riconferma all’Inter. Gente importante, oltretutto. Se poi si vuol continuare a dire tanto vanno via beh, allora è del tutto inutile ascoltare le parole di Lautaro o Hakimi, giusto per fare due nomi. Così come, a fronte di una richiesta generale da parte delle Società di decurtare due stipendi, spostare i termini di pagamento del dovuto da fine maggio a fine giugno e altre piccole cosucce, continuare a parlare di Inter quando è chiaro e fin troppo evidente come il problema non coinvolga soltanto i nerazzurri ma il sistema calcio italiota intero è poco propedeutico al guaio serio in cui si rischia di finire. Ah, ultimo ma non ultimo: quando l’amministratore delegato della Società, Beppe Marotta, dice ai microfoni “credo e spero possa rimanere” forse qualcosa significa. Soprattutto credo.

Di Juventus-Inter parlo poco. Noi primo tempo in infradito, colpi di tacco inutili, spettacolo poco edificante. Ripresa discreta, nulla più: poi, quando meno te lo aspetti, ecco spuntare il fischio incomprensibile. Mi piacerebbe, davvero tanto, che Rizzoli ci spiegasse la dinamica del rigore a due minuti dalla fine per fallo, mah, di Perisic. Avrei gradito un atteggiamento diverso da parte dei miei. Eppure, nonostante la gita premio a Torino, senza la decisione dell’arbitro – Calvarese è stato il peggiore in campo per distacco – oggi parleremmo di altro.

Comunque, bando a tutte le chiacchiere. I campioni d’Italia siamo sempre noi.