Mou, l’uomo che volle stupire se stesso

Mou, l’uomo che volle stupire se stessoTUTTOmercatoWEB.com
martedì 4 maggio 2021, 20:23Editoriale
di Lapo De Carlo

Ho sempre avuto il sospetto che Jose Mourinho intraprendesse strade e facesse scelte conseguenti alla voglia di stupire sé stesso, ancora più di quanto prendesse le decisioni per la convinzione in un progetto.
Mourinho alla Roma fa male e fa bene al tempo stesso. Fa male perché sarà avversario in ben due occasioni e perché in fondo c’è una forma di gelosia verso un allenatore, un uomo, un personaggio che se allena il Chelsea, il Tottenham, il Real Madrid o il Manchester Utd, è comunque in una terra più lontana, in un Campionato che seguiamo meno direttamente.
Vederlo in Italia, risentirlo parlare quell’italiano quasi perfetto in cui arrota le parole, graffia i giornalisti, si fa blandire e diventa il capopopolo di una città come Roma, tanto generosa nell’elargizione della sua passione, sapere che parlerà certamente della sua nuova squadra con quella comunicazione accecante susciterà un impeto di gelosia.
Fa bene perché Mourinho è intelligente, esalta ogni Campionato in cui allena e perché quando tornerà a San Siro sarà accolto con grande entusiasmo.
La sua è la stessa scelta fatta nel 1968 da Helenio Herrera, quando decise di andare ad allenare i giallorossi solo un anno dopo aver lasciato la panchina nerazzurra. Un’ opzione che fa venire il sospetto sia stata meditata anche come omaggio e rimando verso l’allenatore più celebre dell’intera storia nerazzurra, l’unico che ha vinto più di Mourinho ma restando sulla panchina interista per un maggior numero di anni.
Mourinho non ha potuto legarsi troppo al Tottenham perché i tifosi degli Spurs non li ha praticamente mai visti ed è capitato in una squadra costruita male, forse anche con qualche sua responsabilità. Si porta dietro questa fastidiosa classificazione di allenatore in fase calante, prossimo ai titoli di coda, che sopravvive più per le sue esternazioni che per i risultati, ma ho la sensazione che in Italia possa ritrovare parte di quello smalto appassito in Inghilterra.
Mourinho non è comunque più lo stesso uomo di prima, è cambiato in alcune delle sue modalità, persino nei rapporti con gli avversari ma è rimasto sferzante con i giocatori che allena.

E’ meno aggressivo, meno beffardo e più riflessivo, eppure si ha sempre la sensazione che da un momento all’altro possa sorprendere con una dichiarazione particolarmente brillante o enigmatica. In diverse circostanze mi è capitato di chiedere ai tifosi interisti in radio se avrebbero rivoluto Mourinho e ci ha sorpreso il cinismo con il quale una buona parte ha respinto l’ipotesi: “no, no, preferiamo mantenere un buon ricordo”.
Altri invece lo avrebbero rivoluto anche due anni fa o addirittura lo scorso agosto, pur sapendo che era impossibile. “Mou uno di noi” è il mantra di gran parte del tifo nerazzurro, il quale si riferisce al tecnico più abbacinante che potesse sperare di incontrare ma che guarda sempre più come un parente, lontano prima e vicinissimo ora, al quale si vuole bene qualunque scelta faccia.
Mourinho ha cambiato la comunicazione, grazie a lui la Coppa Italia ha tratto giovamento, valorizzata dal “titulo” che si riferiva a qualunque successo potesse conseguire una squadra. La sua ne stava totalizzando parecchi, gli avversari che parlavano con un fastidioso cicaleggio, la bellezza di zero, “zeru tituli”.
Non so voi ma, al netto di come se ne è andato, in modo davvero orrido, io non smetterò mai di voler bene al personaggio Mourinho e alla sua voglia di stupire tutti, a partire da sé stesso.

Praga (Repubblica Ceca) 30/08/2013 - supercoppa Europea / Bayern Monaco-Chelsea / Imago/Image Sport
nella foto: Jose' Mourinho ONLY ITALY
© foto di Imago/Image Sport