Marotta e il coup de theatre
Venti. Venti cosa vi chiederete? No, non i venti del meteo, utili per chi ha una barca e vuole partire, fosse anche solo un fine settimana. No, davvero. Venti come i giorni che sono trascorsi dalla fine del campionato passato. Sembra un anno, lo so: almeno, a me sembra un anno. Invece neanche tre settimane fa si chiudeva una stagione calcistica assai soddisfacente con la sensazione, neanche poi troppo distante dalla realtà, di aver cortesemente omaggiato il tricolore ad altri.
Capita nel calcio, capita nello sport in generale senza stare a scomodare le dicerie popolari, i motti triti e ritriti sul genere mica vince sempre il più forte, la sorpresa è dietro l'angolo, la troppa sicurezza è madre della negligenza e via così, fino allo sfinimento. Passata la festa gabbato lo santo, a proposito di detti popolari, ci siamo orma tuffati mani e piedi nella stagione che sarà: oh, sto dicendo sul serio, pensate che ci sono già le quote per l'assegnazione dello scudetto duemilaventidue duemilaventitré. Per la cronaca e, soprattutto, la curiosità, l'Inter comanda la classifica insieme alla Juventus, venticinque per cento a testa, col Milan stabile a quota venti ad inseguire le battistrada. Numeri, semplicemente numeri prima che qualche genio dei social la prenda come un'offesa personale.
Nel frattempo, fermi i campionati e con l'interesse per la Nations League prossimo allo zero, impazza il calciomercato come abbiamo sottolineato più volte nei giorni scorsi. Non è che impazza, in pratica si parla solo e soltanto di quello, con il solito assembramento di commercialisti armati di calcolatrice, calendario, scadenzario, conoscenza di tutti i meandri finanziari mondiali: il calcio della gente, il fantastico mondo dell'UEFA, dove i ricchi diventano sempre più ricchi e gli altri chissenefrega, che stiano a far di conto gli altri. Beppe Marotta, visti i soliti balbettii societari, fortunatamente meno pressanti rispetto all'estate passata, è chiamato all'abituale lavoro insieme ad Ausilio e Baccin: utile di mercato, Suning non può fare aumenti di capitale grazie alla democrazia cinese, discreto calo del monte ingaggi, tra il dieci e il quindici per cento. Inutile mandare strali verso la Proprietà: principalmente perché, ogni tanto passo davanti alla sede abitandoci piuttosto vicino, non vedo file di compratori prendere d'assalto Viale della Liberazione.
Questa è la situazione attuale, il resto una lunga serie di chiacchiericci: o, perlomeno, chiacchiericci oggi come oggi.
Poi, magari, tra qualche mese cambierà tutto. Ma non credo proprio si possa pensare a qualsivoglia sorpresa nel breve, non certo durante il calciomercato, non un cambiamento di rotta perlomeno.
Venti giorni, scrivevamo all'inizio: nomi accostati all'Inter? Una cinquantina, sto stretto ma a memoria credo molti di più. Nomi in qualche caso non percorribili, in qualche altro senza la minima verifica, in qualche altro ancora semplici pour parler fini a loro stessi, nulla di che, normali informazioni chieste al dirigente di un'altra squadra. Routine quotidiana insomma. Intanto però il dato di fatto, tra nomi accostati, veri, presunti, surreali, irreali, è uno: l'Inter qualcuno deve vendere, inutile ricamarci. Considero Marotta numero uno per distacco, spero nella sua invenzione, la giocata del campione, la mossa che differenzia un fuoriclasse da un ottimo giocatore. I milioni da cercare non sono pochi, sessanta occhio e croce. Vendere uno di quelli bravi, scusatemi, son capaci tutti, perfino io. Quindi sì, sono pieno di aspettative, non me ne voglia caro Beppe: mi aspetto il coup de theatre. Come se lo aspetta Lei, dica la verità.
Alla prossima.
Testata giornalistica Aut.Trib.di Milano n.160 del 27/07/2021
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