Lukaku, Skriniar e la maglia dell'Inter

Lukaku, Skriniar e la maglia dell'InterTUTTOmercatoWEB.com
giovedì 23 giugno 2022, 17:51Editoriale
di Lapo De Carlo

È sorprendente vedere come le cose cambino tanto in fretta e con una tale violenza

Negli ultimi anni L'Inter, molto più di altre squadre, ha vissuto situazioni talmente pirotecniche da aver abituato i suoi tifosi e chi racconta quotidianamente la vita nerazzurra, ad una vita al massimo piena di entusiasmi contraddizioni e colpi di scena.

La storia di Lukaku negli ultimi 11 mesi non ha precedenti ed entra di diritto nella bacheca delle storie incredibili di questo club ma forse anche del calcio.

La sua inversione a U e il modo in cui riuscito a far passare quasi come naturale il suo addio dall'Inter rivelando una passione per il Chelsea salvo poi pentirsi neanche quattro mesi dopo, riuscendo a fare ingoiare 115 milioni ai londinesi per tornare nella stessa Inter, è qualcosa che è difficile da incasellare.

Il comunicato della curva nord si inserisce in questa vicenda con la consueta dirompenza che ci si aspetta in questi casi.

La coerenza pretesa dalla curva appartiene ad un etica del tifoso che può essere applicabile a chi la frequenta, anche se poi si spinge oltre quando "chiede" di non provare ad andare ad accogliere il giocatore al suo ritorno a Milano con sciarpe e bandiere della stessa curva.

Il problema però è proprio questo, perché da una parte non si può che essere piacevolmente sbigottiti dalla vicenda dell'attaccante belga che comunque ritorna dopo aver mantenuto la promessa che sembrava estemporanea qualche mese fa, e dall'altra siamo sottoposti quotidianamente ad una spada di Damocle che nella fattispecie riguarda Skriniar, prossimo a lasciare l'Inter per necessità economiche arrivate al secondo anno.
Fatto salvo che la campagna acquisti a cui stiamo assistendo è oggettivamente importante e per molti versi esaltante, c’è nello sfondo la necessità di legarsi a qualcuno oltre che a qualcosa.
L’addio a Skriniar sembra scontato e quando si parlava di Bastoni c’era stata una prima rivolta sui social.
“Eh ma il calcio ormai è cambiato, non ci sono più le bandiere”.
Non ci sono perché vengono vendute, non perché se ne vogliono per forza andare.
Immaginate un calcio nel quale Zanetti dopo quattro anni di Inter salutava e andava al Real Madrid, nel quale Totti lasciava la Roma dopo sei anni, Baresi il Milan dopo cinque, Del Piero la Juve dopo quattro. Immaginiamo un calcio in cui niente e nessuno attecchisce, non esistono giocatori simbolo e conta solo il nome della squadra, posto che anche la maglia ormai cambia in modo spregiudicato causa sponsor.
Ci si abitua a tutto ma è inevitabile che questo modifichi il rapporto tra appassionati e lo sport che seguono, ne modifica la natura e la sua espressione.
Skriniar non è ancora stato venduto, non appena sarà acclarata le reazioni non mancheranno, dureranno 24/48 ore e si esauriranno spontaneamente ma resterà l’inaridimento. E’ un fattore culturale difficile da calcolare ma chi segue il calcio sa quanto sia importante avere una squadra con dei giocatori a cui legarsi. Il fatto è che un giocatore che l’anno scorso si dichiarava tifoso del Chelsea tornerà in nerazzurro e uno che si sente estremamente attaccato all’Inter dovrà partire.
E’ un paradosso che verrà digerito grazie all’ottima campagna acquisti, ad oggi la migliore tra tutte le squadre di Serie A ma è auspicabile che la proprietà non sottoponga più in futuro i tifosi a questa roulette russa sul giocatore che deve lasciare l’Inter in nome dell’attivo di bilancio.
Amala