Lukaku per l’ultima volta

Lukaku per l’ultima volta TUTTOmercatoWEB.com
sabato 29 luglio 2023, 23:00Editoriale
di Fabrizio Biasin

Lo so. Lukaku è il passato e più in fretta ce ne dimentichiamo meglio è. Ma prima di gettare il ricordo di cotanto voltagabbana nello sgabuzzino delle cose brutte è il caso di mettere i puntini sulle “i”, per la miseria. Non è vero che Inzaghi non amava Lukaku e Lukaku si è sentito tradito, son tutte cazzate, scuse, puttanate buone per costruire alibi infantili e inesistenti. 

Inzaghi l’estate passata ha puntato tutto sul belga, lo ha messo al centro del suo progetto, gli ha detto “eccoti le chiavi della macchina, guida tu”. Lui, Romelu, ha raccattato ben volentieri le chiavi ma in un amen ha lasciato il posto di comando ad altri per curare un (brutto) infortunio.

Poi è tornato in grazia e Inzaghi gli ha detto nuovamente “eccoti le chiavi della macchina, guida tu”. E se state pensando “non è vero, lo teneva in panca” dovete ricordarvi che tra aprile e maggio l’obiettivo primario per proprietà e dirigenza non era vincere la Champions, ma riprendersi uno dei primi quatto posti in campionato. L’allenatore lo ha piazzato là davanti come si fa con i prescelti, Lukaku ha fatto il suo dovere, questa volta molto per bene. 

“Però nella finale di Champions lo ha tenuto fuori, non credeva in lui”. Altra boiata, lasciatecelo dire. Il piano partita di quel giorno di giugno a Istanbul era chiaro a qualunque cretino, persino al sottoscritto: provare a resistere contro la squadra più forte al mondo e sperare che quella - la squadra più forte al mondo - a un certo punto si facesse venire qualche dubbio, si allungasse, perdesse le sue certezze. 
Ecco perché chi è partito dall’inizio, là davanti, aveva il compito di arginare, tenere palla, rompere i maroni, fare un lavoraccio di quelli che non portano gloria ma servono per avvicinare l’obiettivo comune. Quella, la gloria, Simone Inzaghi aveva scelto ancora una volta di consegnarla a Romelu Lukaku da Anversa. 

“Resistiamo un’ora e poi, se siamo ancora in piedi, toccherà al nostro pezzo da Novanta trasformare la resistenza in controffensiva”. Questo era il piano e il piano, tra l’altro, stava funzionando alla grande. 

Simone Inzaghi ha buttato dentro Romelu Lukaku quando il City stava piano piano perdendo le sue certezze, se lo è abbracciato come si fa con i figli prediletti, gli ha detto “sei il nostro eroe, entra e spacca tutto”. In buona sostanza, gli ha fatto un enorme regalo. Ma Lukaku, signore e signori, non è riuscito a scartarlo.

Ecco perché si può raccontare qualunque favola rispetto al tradimento del belga, ma non al punto di stravolgere la realtà. La verità è che il signor “Mai! Mai! Mai! Mai! Mai!” parlava con Allegri da tempo, si è fatto convincere che a Torino avrebbe trovato nuova gloria e maggiore considerazione e, infine, ha scelto la Juventus. Romelone da tempo vuole solo il bianconero, altro che balle o presunti tentativi di chiedere perdono. 

Tutto questo - capiamoci - non è affatto inaccettabile, perché è diritto di un professionista scegliere il meglio per la propria carriera, perfino quando la propria scelta può risultare del tutto incoerente. 

Quello che è inaccettabile sono le modalità, quel sotteso e falsissimo amore manifesto e in realtà mescolato a tonnellate di sotterfugi, un comportamento che non ti aspetteresti da un nemico e figuriamoci da quello che pensavi fosse sangue del tuo sangue.

Tu quoque Romelu, ma sai che c’è? Buon per te. A noialtri resterà soltanto l’amaro per un “piano-mercato” che a causa del tuo voltafaccia si è notevolmente complicato, ma anche la consapevolezza di uno spogliatoio che forse perderà qualche gol, ma di sicuro non la faccia.