La critica per il gusto della critica
Vabbè, dai, l’Inter vince in quel di Cremona, sul campo dell’ultima in classifica e si porta a casa i tre punti, che poi in questo momento è ciò che interessava. Partiamo da un presupposto, più che un presupposto una certezza, raccontare qualcosa di diverso non credo abbia molto senso: l’Inter vince, viva l’Inter, ma non è che stiamo ancora sfregandoci gli occhi raccontando di un’impresa mirabolante, gioco spumeggiante, squadra dominante o dilagante. Però molte delle critiche vere o presunte lette o ascoltate dopo il fischio finale le trovo essenzialmente figlie del risultato. Mi spiego meglio: si vince col divario minimo quando, in realtà, la differenza tra le due squadre è stata netta, evidente a ben vedere. Finisce due a uno: avrebbe potuto terminare con almeno un paio di gol di differenza, forse vengono cancellate le parate di Carnesecchi, un ragazzo non appartenente all’esercito dei carneadi in grado di disputare la partita della vita quando vedono nerazzurro ma, piuttosto, un portiere di sicuro avvenire, fossi io il proprietario dell’Inter, con la possibilità di investire, lo prenderei oggi stesso, senza passare dal via.
Eppure…eppure per tanti tifosi abbiamo disputato novanta minuti pessimi, a tratti inguardabili: non lo dico riportando ciò che leggo sui social, attenzione, lo scrivo perché in radio il polso della tifoseria è stato questo, non per tutti sia chiaro. Al contrario, ogni tanto mi piace fare il bastian contrario, ho trovato la sfida controllata agevolmente per i primi settantacinque minuti, secondo più secondo meno, prima del balbettio finale. Il gol avversario è uno di quegli episodi che capitano un paio di volte nella vita, con tutto l’affetto e il rispetto per Okereke, mi porterei all’Inter pure lui come riserva. Dopodiché ci sta lasciare una o due occasioni all’avversaria di turno, mica stai giocando l’amichevole del mercoledì contro la rappresentativa mista del comune di un paesino. Soprattutto se costruisci sei o sette palle gol, soprattutto se ti trovi di fronte Carnesecchi che prende tutto il possibile e, in un paio di situazioni, anche l’impossibile. Ecco perché penso che sì, va bene, d’accordo, non siamo stati fantastici, fantasmagorici, spettacolari: abbiamo semplicemente meritato. Strameritato. Fosse finita tre o quattro a uno nessuno avrebbe criticato nulla, la discussione si sarebbe casomai spostata sui cambi di Simone Inzaghi. Che quelli sono, non è che ne ha altri nascosti nelle borracce delle bevande energetiche. Possiamo amabilmente dissertare sulle tempistiche, dal mio punto di vista sbagliate spesso e volentieri ma gli uomini, ripetiamolo tutti insieme, sono quelli, inutile stare a menare il torrone. Anche perché, così facendo, non si aiutano coloro che scendono in campo. Anche a me qualcuno non piace, anch’io fatico a comprendere perché l’Asllani di turno sia spesso seduto in panchina, una specie di gabella da pagare senza comprenderne la motivazione. Forse Inzaghi non ama giocare coi giovani o, forse, reputa inadeguato il momento per inserirli, pena la ghigliottina dei fischi come è capitato al povero Bellanova, reo di aver disputato un secondo tempo orribile contro l’Empoli: peccato possa capitare a chiunque, anche al grande calciatore senza stare a far nomi.
A me piace molto l’esercizio della critica: sempre che sia costruttiva, stimolante, non offensiva. A volte, magari sbaglio io a comprendere, non sarebbe la prima volta, la trovo poco opportuna, fatta tanto per fare, figlia di episodi e poco argomentata.
Era importante vincere, abbiamo vinto.
Testa a martedì, siamo solo all’inizio del viaggio di ritorno.
Alla prossima.
Testata giornalistica Aut.Trib.di Milano n.160 del 27/07/2021
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