La consapevolezza di essere Inter

La consapevolezza di essere InterTUTTOmercatoWEB.com
domenica 13 marzo 2022, 16:25Editoriale
di Gabriele Borzillo

Ormai l’episodio dell’eliminazione Champions è stata analizzato da ogni angolo, ingrandito sotto la qualunque lente, sezionato che neanche in geometria si ricerca cotanta perfezione. Non so Voi ma io, al netto del famoso osare qualcosa di più in quel quarto d’ora finale – ci avrei provato ma capisco il ragionamento di Simone pur non condividendolo del tutto – ho riscoperto il piacere dell’Europa che conta. Mi mancavano sfide così importanti. Mi mancava, soprattutto, una squadra che fosse all’altezza di quelle sfide.

L’Inter, dalla scorsa estate, ha voltato pagina iniziando un percorso nuovo, nuovi interpreti, nuovo allenatore, nuovo modo di giocare a pallone e la storiella del lavoro di Conte proseguito da Inzaghi lasciamola da parte per cortesia, sono due mondi nell’intendere calcio, diametralmente opposti, collimano solo se leggiamo lo schema proposto da entrambi, 3-5-2 senza assonanze.

Il periodo nero sembra essere passato. Senza enfasi, senza fare gli sboroni, senza pensare adesso li mettiamo sotto tutti. Però, siamo sinceri, i ragazzi hanno dato molto con la Salernitana, tralasciando un avvio che nemmeno i telefilm inquietanti di Alfred Hitchcock. Poi qualcuno ha reinserito la spina e i nerazzurri sono apparsi in tutto il loro splendore, forza, bel gioco. Eehhh, ma era la Salernitana. Sì, era la Salernitana. Che non perdeva da quattro partite, che aveva fatto vedere i sorci verdi al Milan due settimane prima, che ha rivoluzionato rosa e settore tecnico, che non è spacciata perché deve recuperare due gare e nella lotta per non retrocedere i punti pesano il triplo. Quindi mettiamo da parte anche la storiella dell’ultima in classifica. Poi è venuta Liverpool, con tutto il peso specifico di certi appuntamenti quando il mondo, non solo il cortile del tuo condominio, guarda, sbircia, tifa: e giudica. Anche qui ci tengo a sottolineare che non puoi scendere ad Anfield Road con le riserve o la primavera, come qualcuno sperava. Non puoi prendere un’imbarcata storica che resterà per sempre negli annali del calcio. Proprio no. Proprio perché sei l’Inter non lo puoi fare. Non a Liverpool. Non in Champions. E l’Inter non solo non ha preso imbarcate di alcun genere, parlo nell’arco dei centottanta minuti senza limitarmi al ritorno di martedì scorso, ha giocato alla pari contro una corazzata vera e propria, una squadra fortissima i cui panchinari sarebbero titolari dappertutto, non solo nel nostro campionato. Giusto per comprendere le disparità attuale tra noi e loro. Ora, è vero che siamo usciti. Vincendo. Questo è capitato, questo racconta il campo e la storia. Senza enfasi, ma un successo a Liverpool pesa tanto in termini di autostima. L’Inter ha giocato bene spesso durante questa stagione, non ci capita di vincere senza giocar bene, non abbiamo ancora il killer instinct di altri, un tiro un gol e tutti in difesa, non lo sappiamo fare. Ricordo tante belle partite, soprattutto contro squadre forti, dove hai raccolto pochissimo o nulla rispetto alla mole di lavoro svolta. Nella serata più complicata non solo hai giocato, hai cercato di fare la tua gara ma, rispetto alle circostanze di cui parlavo poco sopra, hai vinto. Finalmente.

Quindi cosa mi aspetto stasera? L’Inter, né più né meno. Una squadra sicura di sé stessa. Una squadra convinta della propria forza e delle proprie capacità.

Il Toro è avversario tosto, rispecchia fedelmente il suo allenatore. Noi non possiamo più perdere punti né terreno. C’è da vincere.

Coraggio ragazzi.

Alla prossima.