L'Inzaghi 'risultatista' non funziona!
Derby d’Italia poco esaltante dal punto di vista dello spettacolo per demerito di entrambe le squadre, ma fosse finito con la vittoria di misura dell’Inter, ora saremmo tutti qui a celebrare l’ottima gestione della partita dell’Inter e il nuovo Inzaghi ‘risultatista’ alla Conte o alla Allegri.
Invece il finale ha reso il Derby d’Italia una grande occasione persa dall’Inter, al netto delle polemiche, che condivido in pieno, sull’uso sempre più confuso del VAR e sull’incapacità di Dumfries nel leggere i vari momenti di partita.
Quindi apro tre capitoli:
1) Inzaghi ha sbagliato nel tentativo di cambiare pelle all’Inter;
2) la troppa soggettività del VAR introdotta da Rocchi;
3) l’immaturità di Dumfries.
Cominciamo dal primo capitolo: quando un allenatore cambia qualcuno e vince la partita, come ha fatto Inzaghi a Verona con Correa o a Reggio Emilia con Dzeko lo celebriamo, quando invece poi gli dice male, è un pollo. In realtà Gagliardini e Sanchez non sono stati ingressi sbagliati, mentre invece quando Perisic ha chiesto il cambio Inzaghi doveva usare Dimarco o D’Ambrosio, non Dumfries, ancora troppo acerbo in fase difensiva. Ma al di là dei cambi, da un paio di partite, perché c’è anche la Lazio, finita malissimo pure lì, Simone Inzaghi sta provando a cambiare pelle alla sua Inter abbassandola, una volta trovato il gol, a gestire il minimo vantaggio come faceva Conte. Ma Conte ha sempre avuto questa tattica nel sangue e, inoltre, qui aveva un formidabile contropiedista come Lukaku.
Forse Inzaghi si è fatto troppo condizionare dalle critiche su ripartenze avversarie e gol subiti, ma non ha né l’indole del ‘risultatista’ né gli uomini per imitare Conte o Allegri. Meglio tornare a cercare sempre il raddoppio a costo di correre qualche rischio che accontentarsi del minimo vantaggio.
Capitolo Secondo: l’uscita di Rocchi per difendere Manganiello che non aveva dato un rigore solare a Lautaro in Verona-Inter chiamando in causa una presunta ‘soglia alta’ dei rigori ha mandato in confusione arbitri e varisti, perché ognuno non capisce più quale sia la soglia che distingue il ‘rigorino’ dal ‘rigorone’.
Così il Napoli si lamenta perché la VAR non è neppure intervenuta nel contatto in area tra Viña e Anguissa a Roma e l’Inter perché la VAR è invece intervenuta sul caso Dumfries-Alex Sandro.
Per non parlare dei quattro allenatori espulsi in una sola giornata, forse record mondiale: Gasperini, Mourinho, Inzaghi e Spalletti, per misunderstandig, fino a prova contraria.
Fermo restando che i quattro da casistica sono piuttosto fumantini, credo che un buon designatore debba sempre raccomandare ai suoi arbitri buon senso ed equilibrio, anche perché sanzionando tutto quel che si vede o si sente le partite finirebbero prima di cominciare.
Insomma, per me Rocchi era già inadeguato quando arbitrava, figuriamoci come designatore. L’ultima perla su Spalletti cacciato da Massa per averlo applaudito con un ‘bravo’ a fine partita.
Rocchi ha spiegato: “da toscano Spalletti l’avrei capito, ma Massa è un introverso!”
Alla faccia del buon senso nel capire i momenti più adrenalinici che ogni arbitro dovrebbe avere.
Sul terzo capitolo sono sempre più convinto che sia da querela chi ha osato paragonare Dumfries ad Hakimi.
Anche Hakimi inizialmente non era perfetto in fase difensiva, basti ricordare il retropassaggio suicida di Madrid in Champions, ma resta almeno tre spanne sopra Dumfries, che non a caso è costato 12 milioni, perché questo è il suo valore.
L’olandese certamente migliorerà, ma in situazioni difensive è troppo imprudente. E la sua inutile bravata è costata all’Inter il Derby d’Italia, ancora prima della tattica di Inzaghi e dell’uso discrezionale del VAR. Dumfries va bene nel controllo pieno delle gare, non certo per difendere vantaggi di misura.
Quindi cominciamo perlomeno a ridurre drasticamente le probabilità di farci del male da soli.
Testata giornalistica Aut.Trib.di Milano n.160 del 27/07/2021
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