Inter-Juve non è decisiva per niente. E sarà una lunga gara a tappe

Inter-Juve non è decisiva per niente. E sarà una lunga gara a tappeTUTTOmercatoWEB.com
venerdì 2 febbraio 2024, 22:55Editoriale
di Gabriele Borzillo

Archiviate le baruffe chiozzotte tra colpevolisti e innocentisti con un bel nulla di fatto - ovverosia tra chi pensa imprudente, mah, l’uscita di Sommer (io no) e chi, al contrario, la trova perfettamente in linea con regole e norme pallonare (io sì) - tanto chi la pensa in un modo resterà della sua idea, guelfa o ghibellina che sia, la settimana che porta verso Inter-Juventus procede con serena agitazione.

Il sorpasso di domenica scorsa, inaspettato quanto desiderato e alzi la mano chi ne era certo, a me capitava di leggere disastri e rincorse impossibili con annessi ritardi in classifica e futuro catastrofico, perché molti tifosi nerazzurri amano flagellarsi preventivamente, una sorta di maniavantismo così poi non ci rimango male quando invece ci si incazza come diavoli della Tasmania lo stesso, maniavantismo o meno, non dico ci faccia dormire sonni tranquilli ma, di certo, ha reso l’ambiente meno ansioso riportando anche gli avversari a una sorta di normalità con annessi i classici inciampi che non ti aspetti e che sembravano non appartenere a chi ci sta contendendo, meritatamente, mica son lì per caso, lo scudetto. A oggi, beninteso, anche se mi sembra davvero complicato l’inserimento di altri in questa volata a due che ci porteremo dietro ancora a lungo, indipendentemente dal risultato di domenica sera. Perché, opinione del tutto personale e come tale assolutamente opinabile, la prossima partita non sarà decisiva, manco per niente: ancora troppi i punti che rimangono, ancora troppe le trappole che dovremo, anzi dovranno, io non gioco, me lo dimentico sempre, evitare con arguzia e sagacia.

Certo, è anche vero il ragionamento piuttosto diffuso secondo cui la cavalcata Champions della passata stagione ha, pur tra tutte le tribolazioni derivanti da una sconfitta immeritata ahimè, consegnato ai tifosi interisti una squadra tosta, unita, compatta dove anche le primedonne, perché ci sono primedonne, non prendiamoci in giro, non fanno le primedonne: al contrario sono quelli forti a dare l’esempio, a lottare su qualsiasi pallone, a cercare la vittoria sempre e comunque, a non mollare di un centimetro anche nelle situazioni più complicate e difficili, leggasi trasferta fiorentina impreziosita da cuore, ragione e palle, che quando ci vuole ci vuole. È un’Inter diversa dagli anni precedenti, spettacolare a tratti ma capace di soffrire dando l’impressione di saper gestire i vari momenti della partita. C’è bisogno di correre? Si corre. Di far girare il pallone? Si fa girare. Di lasciare l’iniziativa agli altri cercando di sfruttare la velocità delle ripartenze? Si lascia. Ecco, questo mi sembra di poter affermare, accodandomi alla processione di quei molti che hanno notato un deciso cambiamento, per adesso in meglio, e dei ragazzi e di Simone Inzaghi, ormai allenatore a trecentosessanta gradi e generale indiscusso e indiscutibile di un gruppo voluto e plasmato insieme alla dirigenza. Perché l’Inter attuale è un corpo unico, da chi sta nella stanza dei bottoni a chi porta le borracce: non esistono correnti come nella vecchia Democrazia Cristiana, non esistono dubbi su chi deve fare cosa.

Sarà una sfida entusiasmante quella che ci aspetta da qui a fine stagione, non parlo soltanto di domenica sera. Sarà una lunga gara a tappe: alcune conteranno di più, altre meno ma tutte, proprio tutte, rivestiranno un’importanza non indifferente. A cominciare da dopodomani.

Alla prossima, avanti l’Effecì.