Giù dalla barca, su sulla barca

Giù dalla barca, su sulla barca TUTTOmercatoWEB.com
sabato 29 maggio 2021, 13:57Editoriale
di Fabrizio Biasin

Ci sono due piani di ragionamento sulla questione “Conte ha lasciato l’Inter” ed entrambi non devono distogliere l’attenzione dalla cosa più importante: l’Inter ha vinto lo scudetto numero 19! Ricordatevelo sempre! E godetene! 

Il primo è quello dell’osservatore esterno, oppure anche “interno” ma, diciamo così, distaccato. 
Si può biasimare un professionista con legittime ambizioni, che rispetto ad alcuni imprevisti sul percorso, ad alcune promesse che non si possono più mantenere, ad alcune “variazioni sul tema”, sceglie di abbandonare la nave? No, non si può. 

Si può biasimare Antonio Conte da Lecce che da anni e anni “vuole”, “pretende”, “ottiene” e in cambio del suo ottimo lavoro esige la perfezione altrui? No, non si può. 

Ci si poteva aspettare che di fronte alle rogne pandemiche, ai conti ballerini, al “bisogna tagliare”, al “non ti compriamo nessuno” costui, l’uomo venuto dalla Puglia, decidesse di salutare la truppa? Certo che sì, in fondo lo aveva già fatto (Juve, Chelsea, e anche nelle sue esperienze precedenti non è che si fosse lasciato trai baci e gli abbracci). 

Ecco, Antonio Conte ha lasciato l’Inter semplicemente perché è Antonio Conte e non bisogna sorprendersi troppo: andrà avanti a svolgere il suo brillantissimo mestiere, triterà record (forse a Madrid) e “avrà sempre un posto nella storia del club nerazzurro” come hanno giustamente scritto i suoi ex datori di lavoro, nel comunicato di commiato (anche solo perché nessuno prima di lui ha guadagnato così tanto in così poco tempo. Nessuno). 

Poi però c’è l’altro piano, quello del tifoso, quello dell’innamorato interista, quello se volete più “scorretto” (non tiene presente che i professionisti se ne fottono delle passioni), ma anche inevitabile (il tifoso “se ne fotte di chi se ne fotte” e, quindi, ha il diritto di andare oltre il bla bla dei comunicati e il falsissimo “volemose bene per l'eternità"). 

Antonio Conte lascia l’Inter dopo una stagione complicata, che è stata sua ma anche dei dirigenti, dei dipendenti, dei giocatori, di tutti i tifosi, la mia e la tua che hai il sangue nerazzurro quando le vacche sono grasse, epperò anche quando le vacche sono magre. 

Ebbene, ora le vacche sono magre, magrissime, ma non è che per questo motivo si voltano le spalle alla bandiera, anzi, al limite il contrario. C’è bisogno di spalare un po’ di merda? Eccoci qui, dateci una pala. I tifosi lo hanno sempre fatto e lo faranno a prescindere, ma in questo momento lo stanno facendo anche quelli che avrebbero serenamente potuto seguire l’esempio dell'Antonio (“anche noi abbiamo mercato, anche noi ce ne andiamo”) e, invece, hanno scelto di rimboccarsi le maniche e fare quello che sono chiamati a fare i professionisti: affrontare e possibilmente superare i momenti difficili. 

Perché oh, è bello e assai libidinoso godersi il viaggio sulla strada asfaltata e con zero nuvole all’orizzonte, ma bisogna provarci anche quando la strada si fa brutta e in fondo si intravede la tempesta, che diamine.

Non stimo a farla lunga e ribadiamo il concetto: Conte è stato grande perché ha riportato a casa il tricolore dopo anni 11 e in condizioni complicate. In questo specifico momento, però, ci sentiamo di dare virtuali pacche sulle spalle a tutti coloro che sono rimasti a bordo, quelli che navigano nel mare affollato dagli iceberg, che stanno passando il tempo a fare calcoli per far quadrare conti che non quadrano, che assorbono le incazzature quotidiane di chi non capisce la situazione e mai la capirà (“prendiamo Milinkovic-Savic?”), che stanno cercando incastri impossibili per mantenere “a livello” il club campione d’Italia. 

Ecco, grazie Conte e buona fortuna per tutto, ma grazie soprattutto a chi - insieme a noi - sta combattendo questa infame battaglia “anti-crisi” con un unico scopo: il bene dell’Inter. I nomi è inutile farli, li sapete già.