Cuore, corsa e intelligenza. L'Inter comincia l'esame di maturità
Comincia oggi pomeriggio, ma l’onda lunga del primo momento “vero” nerazzurro di questa stagione proseguirà fino a mercoledì prima serata quando, forse, si decideranno i destini interisti nella massima manifestazione continentale, quella Champions dalla quale siamo respinti da troppi anni senza un vero perché, primi nemici di noi stessi.
Andiamo per gradi però, senza fare troppo casino: il primo passo è Napoli. Che significa assai, a cominciare da chi sta seduto sulla panchina partenopea, quel Luciano Spalletti che ha riportato l’Inter nell’alveo naturale dell’Europa dei grandi in mezzo a piccole, nemmeno troppo, faide interne, Società poco presente, personaggi assenti che mi fa male il ginocchio. Insomma, un marasma nel quale il faccione di Luciano si ergeva come estremo baluardo in difesa dei colori nerazzurri, lottando come un leone contro tutto e contro tutti. Già solo per questo andrebbe ringraziato, altro che indifferenza o, come mi è capitato di leggere da qualche parte, fischi. Lasciamo stare, va’.
Stasera l’Inter dovrebbe giocare nella maniera consona e abitudinaria, 352 ormai consacrato e dal quale raramente si è scappati. Oltretutto, perché va ricordato anche questo, contro una squadra abilissima a sfruttare spazi e buchi nelle difese avversarie, impermeabile in retroguardia dove non passa quasi nessuno e con un allenatore, il succitato Luciano da Certaldo, abile stratega nonché conoscitore di molti segreti nerazzurri. Lui ha lanciato Brozovic nella posizione che lo ha reso un numero uno assoluto, non è un caso l’interesse di club stranieri importanti per il regista croato attualmente in scadenza, lui ha modellato Skriniar, lui ha difeso Ranocchia, lui ha portato D’Ambrosio ad alti livelli. Insomma, lui sa, noi dovremo essere bravi a stupirlo, in qualche modo. Anche perché, non dimentichiamolo, l’Inter soffre maledettamente il 4231 quando ben distribuito sul campo, e il Napoli è interprete principe del modulo, non aspettatevi l’Insigne altamente insufficiente della Nazionale, non sarà lo stesso, così come soffre il 433 quando decodificato in maniera intelligente da chi lo pratica.
Forse da questo parte il mio pensiero, il cercare di depistare Spalletti e i suoi con un atteggiamento differente dal solito: non mi spingo a pensare accidenti, proviamo i quattro dietro con un centrocampo tosto in grado di fornire superiorità nella zona nevralgica, come dicono quelli bravissimi, del campo. Però qualcosa di simile perché no.
Ad ogni modo di Simone Inzaghi mi fido: non ricordo, durante questo campionato, una squadra una che ci ha messo sotto dal punto di vista del gioco. Certo, a volte abbiamo marcato visita per un tot di minuti ma, soprattutto con le cosiddette grandi, siamo stati dominanti per larghi tratti della partita, non vincendo più a causa di episodi che non di grandeur altrui.
Oggi serviranno ingredienti fin troppo noti. Il cuore, la corsa e l’intelligenza calcistica. È ora di sbloccare la casella zero negli scontri diretti. È ora di dimostrare maturità, crescita in quello che il vecchio allenatore avrebbe definito “il percorso”. Beh, godiamoci Simone e i suoi, fino a oggi ne è valsa la pena.
Testata giornalistica Aut.Trib.di Milano n.160 del 27/07/2021
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