Arriva o non arriva?
E’ uno di quei momenti in cui è quasi meglio pensare ad altro. Una piccola pausa dal tambureggiamento dei “quasi”, nella giungla dei “ci siamo”, tra gli spifferi della negatività e i sussulti dell’ottimismo.
Dopo settimane passate a metabolizzare l’addio di Skriniar e immaginare l’arrivo di Bremer e Dybala, questo parcheggio in seconda fila, con il motore che sembra accendersi e poi spegnersi, sfinisce tifosi, giornalisti e gli stessi protagonisti. Lo stallo alla messicana tra Dybala, che vorrebbe solo giocare, Antun, che vorrebbe soprattutto la lauta commissione, vero motivo per cui nessuno si è fatto decisamente avanti fino ad oggi, l’Inter che non può spendere più di quello che può, la Roma e ora il Napoli, resta un gioco di pazienza che non esclude strategie, ma mette in luce che oggi quasi nessuno può permettersi di fare azzardi.
L’interminabile e straziante uscita di Skriniar sembra durare da più tempo di quanto non sia.
Pensiamo solo a quanto è durata la certezza dell’addio di De Vrij, dato per scontato fin da gennaio, così come l’arrivo di Lukaku la cui illusione, ha lasciato il posto prima alla possibilità, poi alla probabilità e infine all’attesa per l’arrivo. Mesi sembrati giorni perché nel mezzo c’era un Campionato e l’attenzione era tutta per i titoli in gioco.
Le vicende Skriniar e Dybala sono in piedi da circa un mese e mezzo e considerando la cifra che costerebbe al PSG il difensore non è neppure tanto il tempo impiegato per apparecchiare e chiudere la trattativa.
Capisco il nervosismo dei tifosi per la possibilità di perdere Dybala ma la strategia di Marotta, Ausilio e Baccin ha virato verso due occasioni non previste. Chi poteva immaginare che Lukaku facesse quella dichiarazione sette mesi fa, chi poteva essere così sicuro che Dybala non avrebbe rinnovato con la Juventus. I piani erano altri e le due novità hanno reso esaltato la plasticità delle scelte nerazzurre.
Lukaku era più utile di Dybala nei piani tattici dell’Inter, a prescindere dalla modalità del suo addio.
A Inzaghi mancava un giocatore a cui appoggiarsi nelle ripartenze, a cui dare il pallone per rifiatare e ottenere il fallo, su cui contare per chiudere le partite, come si è già visto nell’amichevole col Lugano.
Per tutta la scorsa stagione l’Inter apriva i match e, se non risolveva raddoppiando o triplicando, arrivava puntualmente il pareggio degli avversari per manifesta assenza di giocatori con quel tipo di caratteristiche.
L’Inter ha vinto molte sfide con una facilità irrisoria quando riusciva a tenere il ritmo alto ed entrava in area con cinque, sei giocatori e creava superiorità. Non appena sono aumentate le partite, a breve distanza l’una dall’altra, il fiato è calato, i problemi si sono rivelati e in un mese l’Inter si è giocata lo scudetto.
Ora l’Inter non è ancora quella che sarà ma Dybala è un incastro meno necessario di quanto non fosse Lukaku e la proprietà non è in grado di fare acquisti di quel peso, stante la situazione. Non è un mistero, eppure ci si stupisce che non si affondi per prendere l’argentino o Bremer, sul quale c’è anche la Juventus, la quale ha più liquidità mentre l’Inter ha ottenuto il si del giocatore. Quello che è stato fatto per il momento è sufficiente e l’opzione Lukaku appartiene alla straordinarietà delle cose.
E’ più facile che Dybala vada altrove (Napoli? Roma?) ma è anche il momento di star meno dietro a tutti i titoli e più ai pochi fatti che a breve si conclameranno.
Amala
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