Amarezza, orgoglio e la prossima Inter
La stagione è terminata con un sentimento dicotomico, tra amarezza e orgoglio, tra la sensazione che un’opportunità del genere potrebbe non tornare più per tanti anni, unita alla frustrazione per le tante occasioni sciupate ma anche la speranza che il club sfrutti il potenziale e lo potenzi.
Personalmente mi resterà dentro tutta quella gente che dalle prime ore del mattino, fino a tarda notte, ha gridato il nome dell’Inter riunendosi nel centro di Milano e arrivando da più parti di Italia e persino dall’estero, senza trovare alcun maxischermo, nessun evento, se non a San Siro e riuscendo comunque a mantenere intatto l’entusiasmo e poi un orgoglio legittimo.
Tanti tifosi dell’Inter ci sono solo rimasti male, individuando esclusivamente l’aspetto negativo della vicenda. Dispiace per loro ma così si vive male. Le premesse con le quali l’Inter allestisce l’organico sono complicatissime già da tre anni
Steven Zhang ha annunciato di volersi tenere ancora il club, rifinanziando il debito con Oaktree e tenendo in ulteriore sospensione il destino societario. L’Inter ha ancora molti debiti ma certamente non quelli favoleggiati dal New York Times, rilanciato dagli allegri haters dell’Inter sulle varie piattaforme social.
Fa specie vedere come una non notizia (che l’Inter sia indebitata lo sanno tutti) pubblicata il giorno prima della finale, venga rilanciata sui social e i quotidiani con l’intento di sbandierarla come una scimitarra verso il club e i suoi tifosi, facendo passare un concetto falso, ovvero che l’Inter sarebbe sotto di un miliardo.
Il prossimo bilancio chiarirà ulteriormente che la cifra è più bassa ma questo non significa che l’Inter stia bene. Gli oltre 130 milioni entrati dagli incassi Champions, sponsor, premi Uefa permettono al club di accorciare la distanza tra sè e il pareggio di bilancio ma di questo passo, considerando gli enormi interessi bancari, l’Inter impiegherà almeno altri dieci anni per sanare definitivamente la situazione.
La nuova visibilità, se fosse accostata anche alla costruzione di un nuovo stadio, potrebbe permettere di aspirare a compratori che abbattano il capitolo del debito e creino prospettiva.
Gli ultimi investimenti di rilievo risalgono a quattro anni fa, quando a Conte venne consegnata una squadra con Barella, Lukaku, Sensi, e poco dopo Eriksen, seguito da Hakimi. Da quel momento la società si è retta su parametri zero. L’ultimo acquisto di peso è stato Gosens, pagato 25 milioni, oltre a Correa, strapagato 31 milioni perché a tre giorni dalla fine del calciomercato Marcus Thuram, ormai prenotato, si era fatto male seriamente. La politica dei grandi vecchi ha portato sorprese magnifiche come Dzeko, Mkhitaryan e Acerbi, autentici protagonisti di questa stagione, ma Asllani non è stato quasi mai impiegato.
Inzaghi, di cui parleremo meglio più avanti, è un allenatore migliorato, cresciuto, consolidato. Le critiche erano legittime dopo tante sconfitte, le sferzate di Marotta necessarie ma il tecnico ha denunciato una cosa sacrosanta chiedendo esplicitamente che le basi della prossima stagione siano molto più chiare.
L’allenatore ha dovuto lavorare con il caso Skriniar, non pervenuto tutta la stagione, tranne quando si è fatto espellere con l’Empoli, il mancato arrivo di Bremer, i rinnovi di contratto e altre vicende che a inizio stagione hanno creato parecchi problemi nello spogliatoio, poi gli infortuni gravi a Lukaku e Brozovic.
Inzaghi ha chiesto di eliminare quelle sovrapposizioni (rimaste per in essere per mesi) tra giocatori e risultato, che minano l’impegno e la concentrazione.
La dirigenza merita ampiamente la fiducia ma fa specie sentire che Onana sarà quasi certamente sacrificato. Le trattative per trattenere Lukaku (ancora in prestito) sono in corso, Dzeko è più lontano, Correa sembra che abbia finalmente acquirenti, Gagliardini dovrebbe lasciare, De Vrij invece è destinato a restare (ma il suo rendimento è calato nettamente nelle ultime due stagioni). Su Brozovic c’è un grande punto di domanda ma è certo che l’Inter sta provando a prendere Frattesi, tiene d’occhio Kessie o Milinkovic Savic e, purtroppo, non c’è niente di concreto riguardo al ritorno di Hakimi. Per la difesa si sta cercando di convincere Koulibaly, che al Chelsea non ha mostrato lo stesso repertorio visto al Napoli, ma su cui sarebbe interessante scommettere. Mancano giocatori di prospettiva (Frattesi a parte) e sarebbe bello vedere Valentin Carboni o Francesco Pio Esposito integrati più in prima squadra.
Le basi restano comunque molto buone e i due mesi che separano dall’inizio della prossima stagione sono interminabili.
Amala
Testata giornalistica Aut.Trib.di Milano n.160 del 27/07/2021
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