A Torino con cuore e cervello

A Torino con cuore e cervelloTUTTOmercatoWEB.com
domenica 6 novembre 2022, 09:25Editoriale
di Gabriele Borzillo

Nella settimana appena trascorsa ho imparato una lunga serie di cose alle quali non avevo fatto caso. Tralascio i pochi titolari con cui il Bayern Monaco avrebbe affrontato l’Inter martedì sera in Champions, ci sta ignorare il peso specifico, faccio un esempio giusto per chiarire il concetto, del Choupo-Moting di turno, quattordici presenze, dieci gol e tre assist in questo inizio stagione, con tutta probabilità titolare inamovibile di qualsiasi squadra italiana e trascuro Gravenberch, talentuoso ventenne costato quanto, anzi più, di tutto il mercato estivo nerazzurro: già solo paragonarlo a qualche nostro panchinaro lo trovo esercizio fantasioso, diciamo. Scavallo un giudizio di massima sull’Inter europea, squadra senza mentalità mi è parso di capire, espresso scanalando di tanto in tanto davanti alla televisione: avrò compreso male, senza ombra di dubbio. Fino a…il Barca non è più quello di una volta…buttato lì, come una squadra di second’ordine qualsiasi dimenticando che

A) il Barcellona di una volta lo abbiamo già eliminato, forse era una serata in cui il segnale televisivo andava e veniva da qualche televisore ma, soprattutto

B) il Barcellona attuale è costato circa 250 milioni di euro, duecentocinquanta in lettere che magari si legge meglio mentre noi, accidempolina, dobbiamo trovare trenta milioni entro fine giugno duemilaventitrè. E comunque basterebbe snocciolare i nomi dell’attuale undici catalano per evitare affermazioni quanto meno discutibili.

Però va bene, dai, alla fine a me ciò che pensa tizio o caio interessa poco, senza nemmeno sfiorare i miei (pochi, sicuramente) neuroni. Però ci tenevo a puntualizzare queste piccolezze, sinceramente un filo fuori asse. Non tocco l’argomento Lukaku, altrimenti dovrei mettermi a fare i conti su altri calciatori pagati fior di milioni e regolarmente assenti dal terreno di gioco ma non importa, preferisco parlare di pallone e non di conticini, addizioni, sottrazioni e moltiplicazioni.

L’Inter stasera è di scena a Torino, sponda bianconera, campo storicamente fastidioso per i colori del cielo e della notte. Raramente i nerazzurri hanno disputato grandi partite in terra sabauda, raramente sono usciti con la vittoria in saccoccia senza soffrire terribilmente per tutti i novanta minuti, recuperi esclusi. E non c’entra quanto o se sei più forte dell’avversario storico in quel momento preciso, anche se personalmente sento molto più la stracittadina ma è un problema mio: lì si fa sempre fatica, non importa quanto bene stai tu e meno gli altri. Certo, l’Inter vista in queste settimane è cambiata: tosta, compatta, forte nel fisico e nella testa. Però, dopo aver ammirato il non gioco juventino a Lecce, per fare un esempio, ho rivisto la Juve col PSG mercoledì. E sì, sarà pure stata un’amichevole, ma ho notato da parte dei nostri odierni avversari più grinta, voglia, cattiveria agonistica. Inutile accampare scuse: i jolly ce li siamo già giocati con un orrido inizio stagione, conti non se ne possono più fare. Se vogliamo continuare a cullare ambizioni che vadano oltre il semplice piazzamento Champions bisogna vincere: vero, manca tanto alla fine e c’è un mondiale ridicolo nel mezzo. Però, a una prima occhiata, quelli davanti non mi sembra abbiano intenzione di fermarsi: neanche rallentare a dirla tutta.

Alla prossima.