A Roma la consacrazione. Quest'Inter è uno squadrone: potenza e controllo

A Roma la consacrazione. Quest'Inter è uno squadrone: potenza e controlloTUTTOmercatoWEB.com
martedì 13 febbraio 2024, 19:45Editoriale
di Gian Luca Rossi

Allo stadio Olimpico di Roma nella ripresa ho visto cose che voi umani…
Senza scomodare il mitologico monologo di Blade Runner, l’Inter che, sotto 1-2 nell’intervallo, ha ribaltato in meno di10 minuti la Roma del bravo De Rossi, è stato spettacolo puro.
La definisco la gara della consacrazione, perché era l’ennesimo scontro diretto in pochi giorni dopo Fiorentina e Juventus, con Lazio e Napoli in Supercoppa a Riyad. E anche l’ultimo big-match esterno, perché ora di qui alla fine restano Atalanta, Napoli e Lazio a San Siro, oltre al Derby in casa del Milan.

Uno dei motivi che aveva accompagnato questa partita doveva essere la rivincita tra Thuram e Lukaku, anche se in settimana dell’ex Big-Rom si era parlato assai meno che ad ottobre, quando a San Siro fu accolto da 50.000 fischietti e non incise. Anche lì fu proprio il suo successore Thuram a risolvere la partita per l’Inter.
Lukaku non ha inciso neppure questa volta, davanti al suo pubblico. Anzi il confronto con Thuram stavolta è stato ancora più impietoso, visto che Tikus ha segnato il gol del pareggio e ha obbligato lo spaventatissimo Angelino all’autogol che ha riportato l’Inter in vantaggio. Poi c’è stato persino il poker con Bastoni che in quella sgroppata non solo ha anticipato Sanchez ma non ci fosse stato il recinto avrebbe corso fino al Vaticano, vanamente inseguito dai compagni per l’abbraccio, con il coinvolgimento orgasmico dello spicchio di tifosi interisti. Anche se il gol non è proprio il mestiere di Bastoni per ruolo, nelle rare occasioni in cui finisce sul tabellino dei marcatori, Alessandro provoca un’euforia difficilmente eguagliabile per come festeggia.

Tornando a Lukaku, al di là del duello a distanza straperso con Thuram, devo dire che non gliene è andata bene una che sia una: è suo la sfortunata respinta-assist di testa per Acerbi che sblocca la partita dopo più di un quarto d’ora. È lui che, lanciato a rete, prima cade fragorosamente a centrocampo sul terreno reso pesantissimo dalla pioggia e poi lanciato solo davanti a Sommer si fa soffiare il pallone sul più bello dal portiere svizzero: sembrava un cartone animato con l’attaccante che ad un certo punto si gira di qua e di là senza più capire dove sia la palla che il portiere nel frattempo ha già rimesso in gioco dalla parte opposta. È ancora lui infine a tentare l’ultimo pressing su Sommer che però lo aggira con una finta di corpo e lo dribbla senza pietà: serataccia insomma, ancora più brutta di quella di fine ottobre a San Siro.

Per il resto altre due cose mi hanno colpito dal vivo all’Olimpico: le urla di Inzaghi al telefono, soprattutto nell’intervallo, dalla tribuna-stampa, ossia a pochi metri da me. E, se quando serve, le urla nell’intervallo trasformano l’Inter come ho visto stavolta, normale che Simone a volte rimanga afono.
La seconda cosa che mi ha colpito è la risposta che mi ha dato in conferenza-stampa Massimiliano Farris, il vice di Inzaghi, che dalla panchina ha condotto l’Inter ad un’altra vittoria, dopo quelle negli anni scorsi ad Empoli e a San Siro contro il Viktoria Plzen.

Più che le parole in sé sulla reazione importante al temporaneo svantaggio, situazione rara per l’Inter di questi tempi, è la sicurezza con cui guardava me e i colleghi in sala-stampa. Da lì si comprende quanta convinzione ci sia oggi in questo fantastico gruppo!
In effetti a Roma l’Inter non ha reagito di nervi o di pancia come spesso accade alle squadre che si trovano sotto, ma di potenza e razionalità.
Un antico spot Pirelli, a lungo sponsor ufficiale Inter, recitava: “la potenza è nulla senza controllo”. Beh, qui ora c’è tutto, c’è potenza e c’è controllo! Da un certo punto di vista, peccato solo che manchino ancora 15 partite e 45 punti al traguardo, che poi per l’Inter sono 16 partite e 48 punti.