BAR ZILLO - Bravi ragazzi: i rientri anticipati di Brozo e Lautaro mi fanno stare meglio
Chiuso il mondiale, quello giocato intendo, adesso se ne apre un secondo che spero tanto non finisca a tarallucci e vino, sarebbe la fine di quanto è rimasto del pallone, si cerchi di far luce su quanto è accaduto senza ricostruzioni estemporanee ma basandosi sui fatti e, soprattutto, non si guardi in faccia nessuno, capisco l’utopia ma se qualcosa di non chiaro è avvenuto, ripetiamo il concetto, deve essere – sottolineando per bene il verbo essere – sviscerato. I giocatori intanto, incolpevoli della situazione e costretti a subire le imposizioni di fantomatici tornei continuativi così uno gioca millemila partite l’anno, chissenefrega se lo spettacolo sarà una schifezza, chissenefrega se gli infortuni muscolari e non si moltiplicheranno, sono professionisti e devono tacere rincorrendo un pallone in mutande, perché questa appare la direzione presa dal calcio purtroppo, stanno pian piano rientrando a casa madre, dai relativi club di appartenenza, da chi li paga in sostanza, i campionati ricominceranno da qui a poco - in alcuni paesi sono già ricominciati – e i diretti interessati saranno costretti a un vero e proprio tour de force, in campo una volta ogni tre giorni circa, scotto da pagare per il mondiale d’inverno, la nuova frontiera pallonara.
Anche ad Appiano Gentile i ranghi sono ormai (quasi) del tutto al completo. Soprattutto stanno tornando all’ovile i protagonisti che, in Qatar, si sono fermati più a lungo, quelli arrivati fino in fondo. E stanno tornando in anticipo rispetto alla tabella di marcia stilata prima del mese di novembre. Stanno tornando rinunciando anche a quel paio di giorni di vacanza in più stabiliti. Poca roba, potreste pensare: domando scusa, per me non è poca roba, è tantissima roba, è sintomo di appartenenza, di attaccamento ai colori, di voglia della prossima sfida, il 4 gennaio, ospite il Napoli capo classifica, l’ultima chiamata per il triangolo tricolore. Perché il 4 gennaio sarà lo spartiacque tra un campionato da disputare con l’obbiettivo del traguardo piazzamento champions o la rincorsa, disperata, al numero venti da appuntarsi sul petto. Finire a meno quattordici subendo la sesta sconfitta sarebbe, non stiamo a raccontarci balle, la pietra tombale sul campionato indigeno. Pareggiare vorrebbe dire vincere, in pratica, tutte le partite del girone di ritorno restanti sperando in qualche scivolone altrui. Così vanno le cose, il resto tante belle parole. Punto. I rientri anticipati di Brozo e Lautaro mi fanno stare meglio e pensare che sì, guadagneranno pure tanto, ma sono proprio dei bravi ragazzi.
Alla prossima.
Testata giornalistica Aut.Trib.di Milano n.160 del 27/07/2021
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