Marotta: "Dzeko merita il rinnovo. Nuovo stadio? Ci sono difficoltà, situazione di stallo"

Marotta: "Dzeko merita il rinnovo. Nuovo stadio? Ci sono difficoltà, situazione di stallo"TUTTOmercatoWEB.com
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lunedì 14 novembre 2022, 15:00Primo piano
di Luca Chiarini

Raggiunto telefonicamente dai microfoni di Radio Rai all'interno della trasmissione 'Radio Anch'io Sport', l'a.d. dell'Inter Giuseppe Marotta ha commentato il successo di ieri contro l'Atalanta: "Da ieri non è cambiato nulla di importante, se non la consapevolezza di poter essere protagonisti fino in fondo in questo campionato, che tutti hanno definito anomalo. Oggi si chiude la prima parte, e si ripartirà il 4 gennaio: è qualcosa di inedito, e siamo tutti curiosi di capire, soprattutto per quel che concerne la sfera delle performance atletiche. Bisognerà capire giocatore per giocatore quali saranno le eventuali carenze a livello fisico".

Cos'ha l'Inter rispetto a un mese fa?
"Abbiamo avuto un approccio un po' strano, un handicap silenzioso del quale non capivamo le origini. Poi ci son stati dei correttivi in corso d'opera, anche se fa sensazione il fatto che fuori casa abbiamo un percorso e in casa ne abbiamo un altro. In evidenza ci sono soprattutto i diciotto gol subiti, che sono tanti rispetto ai ventidue totali. Questo è il dato che ci deve far riflettere di più, e al quale l'allenatore deve trovare rimedio: è un po' il compito delle vacanze".

C'è il rischio che con Dzeko finisca come con Perisic?
"Non credo, perché Edin ha dimostrato di voler rimanere con noi. Sicuramente merita il rinnovo, perché è un grandissimo professionista, è molto attaccato alla maglia, e come tanti 'vecchietti' in circolazione ha il vizio del gol. È una grandissima risorsa che tutte le società devono tenere in considerazione, e lo faremo anche noi. A tempo opportuno avvieremo i contatti: il nostro desiderio è quello, poi ovviamente ci deve essere anche una volontà esplicita da parte del calciatore".

Il futuro di Suning a Milano può essere a lungo termine?
"Bisogna avere grande rispetto della famiglia Zhang, che in questi anni ha profuso tante energie finanziarie, siamo intorno agli 800 milioni. Ha dato molto al sistema calcio in Italia, e soprattutto all'Inter. È normale che a seguito della pandemia tutti i grandi gruppi abbiano avuto delle contrazioni finanziarie, ed è anche giusto eticamente che non ci possano più essere investimenti milionari. Questa contrazione ha portato a un ridimensionamento dei costi e degli investimenti: quando non ci sono queste possibilità bisogna essere competenti e bravi per cercare di essere comunque competitivi".

Quali sono le aspettative su Lukaku per il nuovo anno? Sul mercato ci saranno interventi?
"L'infortunio di Lukaku era imprevedibile, e condizionato dalla volontà di tornare in fretta in forma, motivato anche dall'imminenza del Mondiale. Fa parte del rischio d'impresa, quando si ha una rosa composta da venticinque elementi è normale che gli infortuni siano all'ordine del giorno. Io sono dell'avviso che non debba esserci uno stress competitivo come quello di questa stagione. L'auspicio è che Romelu torni il più in fretta possibile, dunque dal quattro gennaio. Le opportunità sul mercato bisogna coglierle, ma non credo ce siano che facciano al nostro caso: bisogna stare con gli occhi aperti, ma questo è un gruppo competitivo per quelli che sono i nostri obiettivi".

È vero che lei era contrario all'arrivo di Cristiano Ronaldo? 
"All'interno di una struttura dirigenziale ci sono sempre posizioni differenti, ma questo non significa che fossi completamente contrario. Ronaldo era ed è un'icona, ma bisogna valutare l'operazione anche in un contesto economico e finanziario. Ad ogni modo non fu il motivo del divorzio tra me e la Juventus".

Che provvedimenti si aspetta da parte della Federazione dopo l'arresto del procuratore capo dell'AIA?
"Per correttezza non mi addentro. Essendo consigliere federale posso dire che è stato convocato un Consiglio d'urgenza da Gravina: è una pagina molto triste, una delle più brutte della storia del calcio italiano. Sono certo che Gravina riuscirà a risolverla nel migliore dei modi, premesso che siamo davanti a un caso inedito".

Ha letto le parole di Ronaldo?
"Fa parte della grande passione che ha verso la sua professione, per lui il calcio ha rappresentato tutto, dunque è difficile convivere con un declino fisico. A 37 anni i riflessi agonistici sono diversi e si fa molta più fatica. Non è facile per questi grandi campioni cercare di accompagnarsi verso la fine della carriera: posso capirlo dal punto di vista umano, anche se c'è una programmazione societaria che va rispettata".

Quando l'Inter vinse lo Scudetto la partita chiave fu il 2-0 con la Juve: battere il Napoli può essere la svolta?
"Ieri abbiamo giocato la quindicesima partita: è un numero dispari, tra le prime sette della classifica siamo quelli che hanno fatto meno partite in casa, dove abbiamo un cammino quasi completamente vittorioso. Anche l'anno scorso il Napoli era in testa con 36 punti, oggi ne ha 5 in più ed è questo il fatto più straordinario da leggere. Ci sono 69 punti a disposizione, non credo che la giornata del 4 gennaio sia determinante. Non bisogna sottovalutare le difficoltà che le cosiddette provinciali ti mettono davanti, quello che bisogna migliorare sono le prestazioni. È curioso da una parte e problematico dall'altra capire che livello di forma avremo alla ripresa".

Il calcio è pronto a ridurre i costi?
"Un conto è l'analisi di ciò che avviene in Italia, un altro è quando la competizione si apre a uno scenario europeo. Ci sono federazioni in crescita a livello di ricavi, noi siamo in contrazione continua, anche dal punto di vista del palmarès e dei risultati. Avevamo una grande egemonia che oggi abbiamo perso, perché non siamo più competitivi: non ci sono più i vecchi mecenati, e di conseguenza noi patiamo. Oggi bisogna guardare alla sostenibilità del nostro prodotto. Mi riferisco soprattutto al costo del lavoro, che incide intorno al 70% nelle aziende calcistiche".

Qual è la situazione relativa al nuovo stadio?
"La fotografia generale è che siamo il fanalino di coda: ci sono solo quattro stadi di proprietà. Per quanto ci riguarda, ci sono delle difficoltà burocratiche, e a tal proposito dico che l'iter dovrebbe essere più fluido. La situazione è di stallo, spero davvero che si possa risolvere".

Quando le società riusciranno a prendere le distanze dalla violenza nelle Curve?
"Non voglio parlare in questo caso di repressione, che è uno strumento estremo, ma di prevenzione. Oggi lo stadio risulta essere ancora l'arena, dove ci si scontra, e invece dev'essere un luogo di aggregazione".