Le parole che non ci ha detto Conte
E’ una domenica dove l’Inter è tornata ad essere tirata in ballo sulle prime pagine dei quotidiani. Sulla Gazzetta: “Conte teso alla meta”, sul Corriere dello Sport: “Conte agita l’Inter”, su Tuttosport: “Felice e scontento”. E anche sui giornali politici come il Corriere della Sera: “Conte e l’incognita del futuro”.
Tutto è nato in conferenza stampa, dopo il terzo tentativo dei colleghi di carpire qualcosa dall’allenatore riguardo i rapporti con la società. Alla domanda fatta da Pietro Guadagno, Conte ha risposto: “Non sono interessato ad entrare sull'argomento prima della partita, non ho piacere di rispondere. Ci stiamo giocando il lavoro di due anni, a voi servono notizie, ma meglio più avanti".
Ci si era convinti per pochi mesi che il tecnico avesse interrotto il brontolio per concentrarsi esclusivamente sulla squadra e i giocatori. D’altronde sono stati in molti a riqualificare i suoi sfoghi e il senso della riunione a Villa Bellini in modo diverso dopo aver appreso dei problemi di Suning e la ricerca di un fondo per coprire le spese.
E’ vero tuttavia che se non si vuole ispirare illazioni si può rispondere in tanti modi diversi da quelli utilizzati dall’allenatore, il quale è stato straordinario nel tenere la rotta nonostante il covid, la questione stipendi, le voci su Suning, quelle sui giocatori con rinnovi difficili e persino il grottesco episodio della Superlega.
All’ultimo miglio però è tornato il Conte disorganico al club, che ribolle annunciando altre verità scomode e ci prepara ad ogni tipo di scenario.
Non c’è modo di aspettarsi qualcosa di definito perché potrebbe sfogarsi e sbattere la porta andandosene, lasciando un progetto appena nato, diversamente riferire dei rapporti nulli con Zhang e gli uomini della società chiedendo più o meno esplicitamente la testa di qualcuno. E’ probabile in questo caso che, come aveva già fatto la scorsa stagione, forte del peso ulteriormente aumentato in seno al club, si metta di nuovo in gioco ed esprima un concetto come “se qualcuno vuole che me ne vada non c’è problema”.
Sarebbe paradossalmente una piacevole sorpresa se limitasse ad piccolo sfogo, delimitandolo ad alcuni meccanismi che non hanno funzionato e chiedendo al club di migliorarli in fretta.
Il chiarimento con Zhang potrebbe dare una dimensione molto più contenuta e persino determinante per un rinnovo che oggi appare improbabile considerando il costo dell’allenatore. La continuità degli Zhang o l’ingresso di un fondo che potrebbe in seguito divenire il proprietario dell’Inter, è certamente il nucleo delle perplessità.
E’ certo però che questa baionetta perpetuamente puntata non permette di gestire in tranquillità giorni che dovrebbero essere di serenità e programmazione del futuro.
Si può ragionare anche senza costanti rinvii a giudizio, minacce velate, promesse di rivelazioni, specie in un periodo storico in cui servirebbe una certa freddezza e lucidità per tenere questo livello anche negli anni a venire.
Capiremo molto presto qual è il livello delle sue pretese e se e quanto il club potrà e vorrà assecondarle.
Testata giornalistica Aut.Trib.di Milano n.160 del 27/07/2021
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