Ausilio: "Inzaghi come un architetto di interni. L'ho convinto con il progetto"
Tra passato, presente e futuro, il direttore sportivo dell'Inter Piero Ausilio si racconta in un'intervista esclusiva ai microfoni di Sky Sport. Di seguito tutte le sue dichiarazioni.
Come vi siete ripresi dopo gli addii di quest'estate?
"Ho un'idea su come sia stato possibile: con perseveranza e lavoro. Suning arrivava nel 2016, e da allora è stato un continuo crescendo: di scelte, persone, allenatore, management. Ma io non dimentico nessuno, nemmeno le persone con cui abbiamo iniziato nelle difficoltà. C'è stato Pioli, Spalletti è il primo con cui siamo entrati in Champoions League. Il biennio di Conte ci ha portato al successo dopo molto tempo. Oggi abbiamo un bravo architetto di design (ride, ndr)".
Quest'estate ci sono state delle difficoltà obiettive.
"Non è un miracolo, ma nemmeno scontato. C'è stato un minimo di disorientamento nel momento in cui Lukaku ci viene a dire che vuole andare via: non era previsto. Sapevamo avremmo dovuto fare un sacrificio di mercato, che era quello di Hakimi. Quello che è accaduto con Lukaku non era previsto, soprattutto nei tempi, perché a quel punto della stagione fai fatica a riorganizzarti. Lì siamo stati bravi: non ci siamo persi, abbiamo avuto forza d'animo e anche un po' di fantasia. Aver sostituito Lukaku con Dzeko e Correa penso sia stato, a quelle condizioni, un ottimo lavoro. E i risultati lo stanno confermando. Non ci siamo mai persi d'animo: perdere persone di quel tipo, per quello che avevano dato, sembrava una montagna enorme. Ma il bello di questo lavoro e di questo sport è che ti offre subito un'opportunità di riscatto".
Cosa porta di diverso Inzaghi?
"Pensare a lui come un architetto d'interni significa pensare ad una struttura già esistente. E dunque dedicarsi a quello che era il bello, ovvero cercare di dare più libertà, qualità e fantasia a questa squadra. Questo non si può non notare nella squadra in quella che è stata l'espressione di queste partite. Su una struttura che era già molto solida".
Avete avuto paura di perdere Inzaghi ancor prima che arrivasse?
"È stato tutto molto veloce. Sapevamo di quest'incontro, non di come si era concluso: a noi era stato detto che non c'era niente di definito. Sulla base di questo abbiamo pensato di avere le nostre chance e di poter essere convincenti. Lo siamo stati, bravi a chiudere velocemente: tutto è stato fatto al telefono e attraverso delle conference. Ci siamo visti dopo, per firmare. L'ho convinto con le idee, con il progetto. Non stavamo perdendo tutto: stavamo perdendo solo qualcuno, che sapevamo potesse essere sostituito. I fatti stanno dimostrando, anche se non hanno ancora vinto nulla, che la strada è quella giusta".
Quindi la situazione è stata dipinta peggio di quanto non fosse?
"Assolutamente, peggio di quello che la realtà e i fatti hanno dimostrato. Non ci si può arrendere alle prime difficoltà. Perdere un allenatore importante come Conte, uno come Hakimi, e successivamente addirittura Eriksen e Lukaku, poteva ammazzare chiunque, ma non noi".
Testata giornalistica Aut.Trib.di Milano n.160 del 27/07/2021
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