Marotta: "In Italia manca un Ministero dello Sport. I procuratori? Non bisogna solo cercare i soldi"
Nel corso dell'evento "Il Foglio a San Siro" Beppe Marotta ha toccato molti argomenti della sua carriera, a partire dai ricordi migliori: "Ogni volta c'è un obiettivo più importante: penso alla Samp, non immaginavo di arrivare in Champions. Non immaginavo di vincere uno Scudetto con la Juventus e ne abbiamo vinti 7, non immaginavo di vincere lo Scudetto con l'Inter e lo abbiamo fatto. Questa è la dimostrazione che nello sport tutto è possibile. C'è una caratteristica fondamentale: l'esperienza, a me è servita tantissimo per capire come avevo sbagliato e come rimediare per l'obiettivo successivo".
Il procuratore che è il male del calcio nel pensiero comune dei tifosi?
"Una volta i contratti erano dei vincoli a vita, il procuratore non serviva. Con la liberalizzazione si sono formate queste categorie: ho delle critiche da fare perché spesso sono agenti che non hanno professionalità, c'è un albo a cui si può iscrivere chiunque. A volte hai a che fare con persone incompetenti. Poi ce ne sono altri bravi e responsabili. Ogni trasferimento coincide con operazioni di intermediazione, la mia speranza è che prevalga la linea da parte degli agenti che a volte è meglio non guadagnare e fare il bene dei propri assistiti piuttosto che andare alla ricerca ingorda di soldi".
Il problema del calcio italiano sono gli stranieri o i reclutamenti dei giovani dal basso?
"E' un discorso ampio. Da appassionato di sport ritengo che un grosso problema sia la mancanza di un Ministero dello Sport, questa è una lacuna. Da lì si declinano tante attività. Oggi la crisi è in tutte le discipline sportive, non ci sono più ragazzini che svolgono lo sport con passione. Un ministero può far capire che lo sport nelle scuole è fondamentale. Prima c'erano gli oratori, ora sono scomparsi e stanno scomparendo le società dilettantistiche. C'è la necessità di avere lo sport nelle scuole, un approccio motorio a partire dalle elementari e di strutture nuove. Poi c'è un altro aspetto: manca la formazione, non ci sono più i maestri di una volta come Favini o Vatta solo per parlare di calcio. Non essendoci buoni maestri non ci sono neanche buoni allievi. Sta alla politica capire che lo sport è un patrimonio della nostra Italia".
Testata giornalistica Aut.Trib.di Milano n.160 del 27/07/2021
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