GdS, le pagelle della prima parte del Mondiale - "L'Inter sembrava intrappolata nell’incubo bavarese, poi..."

La Gazzetta dello Sport ha stilato le pagelle della prima parte del Mondiale per Club. Di seguito alcuni voti:
Nuovi allenatori: "Xabi Alonso al Real e Cristian Chivu all’Inter hanno iniziato con profitto la loro nuova vita sulla panchina di club a loro carissimi: a Madrid e Milano erano già scesi in trincea da giocatori, adesso provano lo strano effetto che fa l’essere manager di una super big. Partire con un Mondiale nuovo di pacca, dall’altra parte del pianeta, non è certo semplice, ma Blancos e nerazzurri stanno crescendo alla distanza: non è un caso che abbiano vinto i rispettivi gironi all’ultima giornata. Discorso a parte per Inzaghi d’Arabia: richiamato nel deserto saudita da uno stipendio di 25 milioni l’anno, ha iniziato presto a dimenticare l’Inter e ha portato il suo Al Hilal agli ottavi, risultato tutt’altro che scontato. E se passasse ai quarti, il destino potrebbe rimettere Simone di fronte all’Inter, sai che storia", voto 7.
Inter: "Se per due gare, contro Monterrey e Urawa Red Diamonds, l’Inter sembrava intrappolata nell’incubo bavarese, sia con la testa e con le gambe, la battaglia di Seattle ha cambiato il giudizio sulla creatura nascente di Chivu: i nerazzurri non hanno avuto paura di scendere nell’arena e “mangiare la me…”, come da richiesta gastronomica del proprio allenatore. Agli ottavi troveranno il solido ed esperto Fluminense, ma il tecnico romeno, nonostante le assenze, sta costruendo un giocattolino interessante, dedito al pressing e alla verticalità: le fondamenta sono simili al passato, ma l’edificio sta cambiando faccia", voto 7.
Pio Esposito: "Benvenuto, bambino Pio. Benvenuto nel mondo dei grandi, in cui c’è disperato bisogno di te. Vedendolo all’opera dopo un infortunio e nel debutto assoluto in prima squadra, l’Inter ha subito deciso: inutile strappare maxi-assegni per Hojlund o chicchessia, il più giovane degli Esposito è già più forte di tanti altri e chissà dove arriverà allenandosi con costanza accanto alla ThuLa. Pio rimarrà a Milano con promessa di giocare parecchio perché l’età è solo un numero e a 19 anni lui è un centravanti fatto e finito, maturo e intelligente. Più che il modo in cui ha segnato al River Plate, conta la capacità di resistenza ai calcioni rivali. Da Milano, però, il bisogno potrebbe allargarsi a tutta la nazione: un attaccante così serve anche vestito di azzurro. Chivu, invece, si è commosso nel vederlo in coppia con un altro 2005 che aveva svezzato in Primavera: Valentin Carboni ha salvato l’Inter contro i giapponesi e, dopo otto mesi fuori per un crociato, ha iniziato a riprendersi il suo futuro nerazzurro", voto 9.
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