Sveglia Inter, o non si va da nessuna parte
Ho visto decine di derby della Madonnina, quarant'anni di onorata carriera, ero un bimbo quando sono andato al primo, esaltatissimo coi pantaloni corti, i sandali, le calze al ginocchio e la mia bandierina nerazzurra da sventolare in tribuna. Decine, mica due o tre. Difficilmente riesco a ricordare una stracittadina giocata peggio di questa. Non per il risultato finale, se gli altri non avessero schierato uno forte forte in porta magari alla fine pareggiamo pure, quanto per il nulla espresso a lungo in campo. La mancanza di idee. Il pressapochismo dilagante in una squadra che gioca venti minuti discreti, non eccezionali ma discreti, va in vantaggio e, invece di amministrare un risultato sorridente restando corta e cercando di far male all'avversario di turno ripartendo, si scioglie stile pupazzo di neve il 30 luglio nel pieno centro di Milano. A un certo punto mi ha quasi dato l'impressione di assistere a Rocky 4, però al contrario: là, per chi se lo ricorda, l'allenatore di Ivan Drago gli urlava qualcosa - vado a memoria, non ricordo esattamente cosa - e il pugile partiva come una locomotiva distruggendo gli avversari - poi incontra Stallone e vabbè, quella è un'altra storia -. Qui, senza alcuna apparente ragione, Handanovic e compagni smettono di giocare improvvisamente a pallone stile Olimpico con la Lazio, quasi ipnotizzati da chissà che per dedicarsi, diciamo, a non si capisce bene cosa, come se qualche entità superiore lo imponesse. Errore reiterato, atteggiamento simile a venerdì ventisei agosto. Vabbè, tu lo dici perché sei arrabbiato.
No, non sono arrabbiato, sono furibondo, incazzato nero, imbestialito. Il pareggio rossonero è il solito gentile omaggio dei nostri eroi, santi numi, come si fa a fare certi errori, nel caso specifico orrori, come è possibile essere tanto svagati e disattenti, come mi chiedo e non è nemmeno la prima volta in questa stravagante stagione. Io pensavo, sinceramente, di assistere a una partita tutta cuore e grinta, all'insegna della sana vendetta sportiva: sono stato un idiota, profondamente deluso dallo spettacolo a cui ho assistito. Vabbè, al di là delle mie sensazioni di cui non frega niente a nessuno e ci sta, torniamo a ieri sera. Subito il pareggio i nerazzurri sono andati completamente in tilt, non hanno capito più nulla di cosa stesse capitando in campo: e non lo scrivo tanto per scrivere, basta riguardare con calma e senza due bistecche alte quattro dita sugli occhi la partita per notare la pochezza, eufemismo, messa in pratica dal minuto ventuno del primo tempo fino al minuto quarantacinque più recupero. Eddai, nel secondo tempo girerà la ruota, mica possono andare avanti così. Infatti, mica potevano continuare così, si poteva fare di peggio. L'inizio della ripresa è un film horror calcistico, l'uno-due con cui il Milan ci affonda è la solita compartecipazione di reparti slegati, calciatori lenti, spaventati, senza brio e senza idee. Inzaghi assiste dalla panchina all'affondamento dei suoi così, persa per persa, finalmente pensa di far qualcosa. Entra Dzeko e segna, poi sull'onda dei nervi l'Inter prova a giocarsela e, pazzesco il pallone, a momenti pareggia. Però non capita, l'agonismo nerazzurro è una fiammata che dura un quarto d'ora affievolendosi, spenta soprattutto dalle parate dell'estremo avversario. Finisce ingloriosamente per noi e meritatamente per gli altri. E, sebbene l'arbitro non abbia brillato in qualche circostanza, non ha colpe né vere né presunte su una sconfitta che ci sta per quanto visto in campo. La strada è lunghissima, da qui a maggio ventiventitrè ne vedremo ancora tante, belle o brutte. Ma bisogna darsi una mossa, questa squadra non è nemmeno la lontana parente dell'Inter recente. Ne è solo una brutta, a tratti bruttissima, copia. Svegliarsi, tutti quanti. A cominciare dalla panchina. Chi non se la sente di lottare beh, la porta è aperta e in panchina ci sono sempre posti da riempire.
Alla prossima.
Testata giornalistica Aut.Trib.di Milano n.160 del 27/07/2021
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