Signore e signori, l'Inter

Signore e signori, l'InterTUTTOmercatoWEB.com
domenica 24 aprile 2022, 08:08Editoriale
di Gabriele Borzillo

Ero curioso di vedere cosa mi avrebbe riservato l’Inter ieri nel tardo pomeriggio: anzi no, non ero curioso, ero più che altro teso e preoccupato. Quella appena trascorsa è stata una settimana per molti aspetti fuori dall’ordinario, senza un filo conduttore che ci portasse alla sfida con la Roma. Ho – diciamo abbiamo - assistito a una lunga sequela di chiacchiere pallonare votate alla diminutio di un derby stravinto, dell’arbitro Sozza (migliore in campo, direzione di gara degna dei grandi del passato giusto per mettere i puntini sulle i prima che qualcuno abbia da ridire), dei favori arbitrali perché con le altre gli arbitri non sbagliano a volte, non hanno mai sbagliato, ci mancherebbe pure. Insomma, l’atmosfera creatasi non lasciava supporre nulla di buono. Aggiungete al cocktail pure l’ingrediente Mourinho, quest’anno solo sconfitte con noi, stai a vedere che ci frega proprio sul più bello, e il mix è servito in una sorta di remake de La tempesta perfetta.

Invece questi ragazzi mi – diciamo ci, meglio – hanno letteralmente trascinati in un crescendo di calcio così emozionante da farci alzare in piedi ad applaudire come fossimo allo stadio: invece siamo sulla poltrona, davanti alla tivù, a cantare da soli o con gli amici, quasi commossi dalla bellezza dell’azione finalizzata con palla splendida di Calhanoglu, quello arrivato a zero ma tanto chissenefrega, mica sarà uno da rimpiangere Calhanoglu, per Dumfries che alza la testa da vecchio bomber di razza e trafigge l’estremo giallorosso. Il secondo poi, capolavoro di Brozovic sempre più proiettato in una élite calcistica fatta da grandi campioni, è travolgente per la velocità con cui l’azione viene ribaltata. In tre secondi tre la palla ha viaggiato dalla nostra area ai sedici metri romanisti: un bijoux, una chicca, una perla rara. L’Inter si è trasformata come la zucca di Cenerentola nel breve volgere di qualche partita: no, non mancava la forza nelle gambe, mancava quel risultato capace di riaccendere l’animo dei nostri eroi pallonari, quella brace che continuava a covare sotto la cenere, quell’episodio in grado di far capire ai ragazzi che sì, qualcosa stava cambiando. Forse è bastata la serata perfetta di Torino, dove la qualunque ha girato per il verso giusto, a restituire convinzioni e certezze, consapevolezze e fiducia in sé stessi. Perché il calcio è anche questa roba qui: ragazzi timorosi, quasi impauriti, bloccati dalla testa e non dalle gambe. Ma il problema, soprattutto quando sei un calciatore professionista, è che se il cervello non ti aiuta beh, nemmeno le gambe girano. E tutto, proprio tutto, diventa complicato. Perfino un sassolino può mutarsi in un masso, un rigagnolo in un torrente impetuoso. Oggi quell’Inter impacciata è scomparsa, sostituita da un’Inter bella, a tratti bellissima ma, soprattutto, equilibrata e matura. Simone Inzaghi sta dimostrando di essere sulla strada giusta: ha preso coscienza dei propri errori e oggi la sua squadra assomiglia, passatemi il paragone, a quella contiana della passata stagione nella gestione dei momenti chiave. Addormenta il gioco, riparte, rallenta, accelera: il tutto quando e come vuole lei, anche se a qualcuno poco attento potrebbe sembrare un’Inter rinunciataria che lascia l’iniziativa all’avversaria di turno. Invece i nerazzurri sono pericolosi, pericolosissimi, come un serpente a sonagli: quando meno te lo aspetti tac, ti castigano.

Certo, non abbiamo vinto nulla, lo so benissimo. Ma che ci volete fare, dopo prestazioni del genere lasciatemi godere come un armadillo. A Bologna ci pensiamo: da domattina.

Signore e Signori, l’Inter.

Alla prossima.