Senza sofferenza, da campioni d'Italia (che magari qualcuno se l'è scordato)

Senza sofferenza, da campioni d'Italia (che magari qualcuno se l'è scordato)TUTTOmercatoWEB.com
domenica 28 novembre 2021, 19:20Editoriale
di Gabriele Borzillo

Non era facile, non lo era per niente. L’Inter veniva da due partite pesanti sotto il profilo sia fisico che mentale. Napoli e Shakhtar, a distanza tanto ravvicinata, sono stati banchi di prova complicati, superati con nonchalance dalla truppa di Simone da Piacenza, il nostro condottiero. Al netto di qualche lettura assai personale dell’Inter attuale, ciascuno la pensi un po’ come meglio crede, Marcelo e compagni hanno brillato di luce propria sia contro il grande ex da Certaldo sia, in maniera ancora più netta e schiacciante, in Champions dove, la memoria è labile a volte, l’Inter è la squadra che ha tirato più volte verso la porta avversaria fino ad oggi, cento conclusioni, senza giocare in contropiede perché l’Inter non ha uomini adatti alle ripartenze, lo ricordiamo che magari c’è chi pensa ancora ussignur questi giocano come quando c’era il comandante da Lecce.

Il Venezia, oltretutto, veniva da due vittorie importanti, giocando un bel calcio, con la mente sgombra da cattivi pensieri e nulla da perdere. Quale poteva essere una combinazione peggiore?

Invece, ancora una volta, l’Inter ha fatto ciò che sa fare meglio: l’Inter. Primo tempo di ottima fattura, giro palla veloce, pazienza nell’affrontare la linea Maginot disposta da Zanetti, condotta di gara corretta quella dei lagunari impegnati nel cercare di spezzare le trame nerazzurre per, loro sì, ripartire in verticale puntando dritti Samir. Il quale, stavolta, non ha steccato. Anzi, a dir la verità per me il problema Handanovic è un falso problema: sì, certo, il portierone sloveno non ha più la reattività dei tempi belli, qualche balbettio ci sta e viene correttamente messo in conto. Io per primo, a volte, penso cose quando lo vedo osservare il pallone che sfiora il palo mentre lui, imperturbabile, lo battezza fuori. Poi, però, ti caccia dal cilindro la paratona modello laguna e ti devi alzare in piedi, possibilmente applaudendo: se proprio proprio non ti va, almeno battendo le mani senza troppa enfasi.

L’Inter ha vinto perché ha comandato il gioco dall’inizio alla fine, senza mai dare l’impressione di vacillare, neanche un secondo. Tutt’al più nella peggiore delle ipotesi, quella sfigata che capita una volta su mille, il tiraccio inatteso, la deviazione impossibile, il miracolo a Venezia. Ma nient’altro avrebbe potuto cambiare l’esito di una partita senza storia. Il rigore fischiato alla fine, non solo poco convincente ma, per me, del tutto fuori luogo, ha sancito la giusta differenza tra le due squadre. Da una parte un Venezia volenteroso, tutto corsa e agonismo, giovane e con la giusta voglia di non passare per comprimario: dall’altra l’Inter tranquilla, rasserenante a tratti, padrona del campo e del gioco, mai in preda a schizofrenie legate al gol che tardava ad arrivare, conscia delle proprie potenzialità. Così, minuto dopo minuto, i nerazzurri hanno conquistato campo e il gol di Calha, terzo consecutivo alla faccia del bidone presunto, fino a oggi quattro gol e quattro assist, vorrei trovare bidoni presunti del genere ogni sessione di mercato, è stata la classica ciliegina sulla torta.

L’Inter ha vinto, viva l’Inter.

Non solo ha vinto, a Venezia storicamente non abbiamo sciorinato prestazioni indimenticabili nel corso degli anni: ha convinto. Tre punti, la pressione agli altri, la certezza di avere una squadra.

Perché, che qualcuno se l’è scordato, i campioni d’Italia siamo ancora noi.