Obiettivo dichiarato, non ci si può nascondere: seconda stella nel mirino
Stavolta Simone non se l’è tenuta. Stavolta l’Inter non se l’è tenuta. I sommessi mormorii delle ultime stagioni hanno dato spazio ad affermazioni di un certo rilievo: l’obbiettivo della nuova annata calcistica, partirà tra tre settimane – tre settimane, mica due mesi – sarà lo scudetto. Il primo obbiettivo, accanto ai soliti: Supercoppa Italiana, Coppa Italia, Champions avanti tutta e più avanti vai meglio è, senza pensare troppo a una riedizione della stagione appena passata, nemmeno le grandi corazzate europee riescono nell’impresa di doppiare la finale a dodici mesi di distanza se non in rare occasioni, perché raccontare di cosa impossibile non rappresenta la realtà di quanto visto in un passato anche recente. Però, se è complicata l’avventura per chi può liberamente spendere milioni e milioni sul mercato, figuriamoci per noi: che abbiamo un dovere dal quale non è più possibile transigere, ovverosia non tornare a recitare un ruolo da carneadi, approdati per caso all’episodio finale cercando, per quanto possibile, di restare nella creme dell’aristocrazia pallonara europea. Questione di prestigio, blasone e, molto più concretamente, vil danaro.
Torniamo ai lidi italioti di un calcio che fatica, la storia dei diritti televisivi insegna. Poco importa se l’appeal del pallone nostrano è visibilmente calato, la qual cosa non significa non interessa a nessuno, sarebbe una affermazione non vera. Vero è che oggi però, esiste una crisi del movimento: o, meglio, dell’immagine Serie A. Non accende la fantasia fuori dai patri confini, lo dicono le offerte per i diritti, mica io, e al tifoso non penso interessi molto che la F.I.G.C. abbia chiuso in attivo. Vedremo il proseguimento della telenovela dove ci porterà, in attesa di scoprire cosa ci riserverà l’altra telenovela, quella dello stadio di proprietà.
Nel frattempo, pistolottino campionato a parte, torniamo a parlare di Inter, la cosa più importante per noi innamorati dei colori del cielo e della notte: quella che ci unisce, ci fa discutere, arrabbiare, litigare, gioire, a volte piangere, perché lo sport può far scendere una lacrimuccia, ci mancherebbe pure. Il mercato continua ad assomigliare a una margherita da sfogliare, almeno ai nostri occhi anche se – opinione personalissima, sia chiaro – i dirigenti nerazzurri sanno più che bene cosa debbono fare e come farlo. Il nicchiare attuale non è frutto di strategie mancanti o di pura improvvisazione: ci sono delle scelte che vanno portate a termine e, per l’attuale situazione contingente della Società, è assolutamente vietato l’errore. Tutto va ben ponderato, al centesimo. A cominciare dal futuro estremo difensore fino a giungere alla punta, che con tutta probabilità non sarà il preferito di Simone Inzaghi, ovverosia Morata. Lì nel mezzo io non ci vedo così indietro, anzi: certo, bisognerebbe avere qualche certezza in più da Sensi, che se solo solo il giovanotto risolvesse una parte dei suoi problemi fisici saremmo altro che a cavallo. Tocco di palla, visione di gioco, cambio di passo, un repertorio da grande centrocampista, ammirato al suo arrivo in nerazzurro.
Sì, insomma, che volete: io continuo a restare della mia opinione. La qual cosa non significa va tutto bene madama la marchesa: significa, molto più semplicemente, continuo a fidarmi di dirigenti e settore tecnico. Perché l’obbiettivo, dichiarato da tutti, è la seconda stella. E non vedo il motivo per cui non crederci.
Alla prossima, avanti l’Effecì.
Testata giornalistica Aut.Trib.di Milano n.160 del 27/07/2021
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