L’Inter vince contro tutto
Vincere col Torino, per quanto di misura e nonostante un gioco più opaco del solito è una risposta formidabile che attraversa il momento e non si concentra sui dubbi. Ieri mancava Barella, il Torino di Juric è una squadra difficile da affrontare che fa giocare male gli avversari, c’erano le vacanze alle porte e un inconscio che nei giocatori poteva togliere un filo di concentrazione.
C’è soprattutto l’indagine della guardia di finanza che si è mossa d’impulso dopo che da Torino i loro colleghi stavano indagando sulla Juventus. L’inchiesta è senz’altro legittima ma le tempistiche e la narrazione che ne è derivata è parsa sfrenata, più tendente alla spettacolarizzazione.
Resta incomprensibile perché una richiesta di documentazioni risalenti a cinque e quattro anni prima, sia tanto reclamizzata al ribasso.
L’unica verità ad oggi è che il giubilo, lo sputtanamento, il discredito è più importante della verità in se.
Comunque vada a finire nessuno chiederà scusa per certi titoli e le notizie che per la fretta in alcuni casi sono state riportate anche in modo impreciso. E’ capitato anche da altri e per questo, a maggior ragione ci vorrebbe un autentico rispetto verso le parti eventualmente coinvolte. Sarebbe interessante e trasparente che anche le fiamme gialle chiarissero meglio l’orientamento delle loro indagini.
Il Natale non è rovinato ma sporcato da questa vicenda sgradevole, alla quale l’Inter ha posto riparo vincendo con un bel gol di Dumfries, mantenendo a distanza il Milan a -4 e allungando sul Napoli, tornato a sprofondare al Maradona (terza sconfitta consecutiva in casa) e l’Atalanta fermata a Genova.
Oggi ci pare persino normale. Ci si abitua in fretta alle cose belle e ai progressi che oggi sono acclarati.
Poco più di un mese fa l’Inter era terza, sette punti dietro a Milan e Napoli e c’erano ancora malumori per il rendimento di Dumfries, Handanovic e lo stesso Calhanoglu. Qualche mese prima, ad agosto il clima era teso per tutto quello che era successo questa estate ma per fortuna non c’è stato troppo tempo per rimuginare e dubitare.
Il torneo è iniziato subito con una vittoria esaltante, per quanto con un avversario semi disarmato come il Genoa. Prima i risultati e poi il gioco. Quello che è parso evidente è la costante dell’armonia nelle azioni, un Inter partecipativa, che coinvolge ogni singolo elemento nella costruzione del gioco, punta sull’ampiezza e verticalizza con facilità.
Inzaghi si è calato nel ruolo e lo ha fatto puntando su indicazioni precise e un tocco di umanità, cercando la complicità con i suoi giocatori.
La conquista degli ottavi di Champions ha donato ulteriore consapevolezza e l’entusiasmo necessario al club.
Lo scetticismo legittimo di inizio stagione è stato sciolto dalla forza di un collettivo sorprendente, tanto robusto da sorprendere gli stessi dirigenti. Marotta ad esempio in settimana aveva dichiarato che si aspettava maggiori problemi per il nuovo allenatore e credeva ci sarebbe voluto molto più tempo perché riuscisse a tenere in mano l’Inter.
L’alchimia che si è creata ha migliorato rapidamente anche Calhanoglu, capace di interpretare indifferentemente il ruolo di play, trequartista e interno, ha fatto sbocciare Dumfries che continua a non essere Hakimi ma è molto meno distante dalla sua qualità di quanto si temesse.
Handanovic ieri è stato decisivo e, più in generale, le prestazioni di novembre e dicembre sono complessivamente progredite.
Vedere l’Inter in alto in classifica, agli ottavi contro il Liverpool, mentre a gennaio si giocherà la supercoppa contro la Juventus da un senso di grazia.
Il 2021 dell’Inter tra scudetto e rigenerazione è stato magico. Oggi possiamo solo augurarci che tutto quello che è servito a rendere l’Inter quello che è, prosegua anche se e quando ci saranno le prime delusioni. Se l’Inter supererà i brutti momenti, anche il 2022 somiglierà all’anno che abbiamo appena trascorso.
Buone feste a tutti.
Amala
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