L'Inter non c'è con la testa
Diciamoci la verità: un avvio di Campionato del genere da parte dell’Inter non se l’aspettava nessuno. Contro ogni aspettativa, l’Inter e la Juventus, le due squadre con le rose più esperte, hanno completamente floppato il loro avvio di campionato. Ma se la Juventus, dopo un mercato bulimico rispetto alle altre, può far leva sulle tempistiche di inserimento dei nuovi acquisti, alcuni persi subito per infortunio, l’Inter, a parte l’addio di Perisic che è tanta roba, pareva più completa dell’anno scorso, al di là dell’assenza di Lukaku, a sua volta tanta roba, nel Derby.
Nessuna big ha già perso due scontri diretti su due, incassando addirittura 6 gol, come l’Inter. La difesa, già tra le più battute del campionato, è la stessa che due anni fa fu la migliore della Serie A e l’anno scorso non lo fu per un solo gol subito in più di Milan e Napoli.
Cosa sta succedendo? Ognuno, come sempre ha la sua spiegazione. Quella ottusa di pancia è sempre la più banale: tutta colpa dell’allenatore e oggi Simone Inzaghi riceve inevitabilmente gli strali che a suo tempo hanno ricevuto tutti gli allenatori dell’Inter ai primi rovesci: Mancini, Mourinho, Conte, per fermarci agli ultimi. Anche Pioli, nella sua breve esperienza all’Inter, diventato nel frattempo un top-coach al Milan.
Provo però ad elevarmi dalle solite reazioni terra terra.
Che Simone Inzaghi, per esperienza e per temperamento, non sia Antonio Conte lo sappiamo tutti da sempre e non a caso tra le carriere e gli ingaggi dei due allenatori c’è un abisso tutt’altro che casuale.
Eppure l’anno scorso era stato un florilegio di complimenti per Simone Inzaghi, che, a differenza di Conte, aveva passato il girone di Champions ed era riuscito a vincere due trofei come Coppa Italia e Supercoppa battendo la Juve tre volte su quattro a differenza di Conte che l’aveva sconfitta una sola volta in due stagioni. Addirittura, esagerando con gli spritz come sempre, tra ottobre e dicembre 2021, si era parlato del gioco di Inzaghi come quello interista più bello di sempre. Poi, perso lo Scudetto sul filo di lana, ci si è rimangiati tutto.
Oggi effettivamente Simone Inzaghi pare un allenatore spaesato e impaurito, assai confuso nelle scelte iniziali e in corsa.
Certamente c’è un problema portiere. Handanovic ha subito 8 gol su 19 tiri subiti e la sua statistica è fin qui inquietante.
Purtroppo certe volte l’età passa più rapida che mai e l’idea di inserire Onana gradualmente che avevano in Società oggi non è più percorribile. Fino all’anno scorso, il capitano Handanovic bene o male aveva tenuto botta, anzi l’ingresso del vice Radu a Bologna alla fine è risultato determinante nel non avere più in mano il proprio destino per lo Scudetto.
Ora la questione va affrontata subito, perché il confronto con Maignan nel Derby è stato terribile per Handanovic, che pure a Lecce, a 38 anni suonati, era sembrato ancora reattivo su Bistrovic e Banda, ma ora il cambio della guardia in porta non è più differibile.
Non credo però possa bastare questa mossa a rimettere l’Inter in carreggiata per lo Scudetto. La classifica resta cortissima, ma l’Inter sembra avere problemi nella fase difensiva che vanno al di là di portiere e allenatore.
Più che una spaccatura tra Inzaghi e la squadra, come azzarda qualcuno senza alcuna base, io li vedo sulla stessa barca, travolti psicologicamente dall’ennesima estate durissima con tante, troppe incertezze trasmesse dall’alto, ossia dalla proprietà Suning, tema non risolvibile a breve.
Parliamo dei 3 difensori, visto che stanno avendo un rendimento allarmante e sono loro i primi sotto accusa, soprattutto per errori individuali: Bastoni, De Vrij e soprattutto Skriniar hanno vissuto due mesi di tensioni terribili a livello professionale: quest’ultimo, a campionato già iniziato, ancora non sapeva se avrebbe proseguito la sua carriera nell’Inter o nel PSG. Si fa presto a dire che sono professionisti strapagati, ma chiunque ne risentirebbe. Quindi, a mio modesto giudizio, i problemi sono decisamente più gravi del cambio di portiere o di questo o quel difensore o esterno nell’undici iniziale: certamente urgono scelte nette ed è qui che l’allenatore deve intervenire subito.
Nel contempo però, serve scuotersi dallo stato di perenne incertezza in cui una proprietà sempre lontana e poco comunicativa ha messo tutti, compresi i dirigenti. Insomma, per come la vedo io, l’Inter non c’è con la testa di questi tempi e le sconfitte con la Lazio e nel Derby, oltre che fisiche, perché c’è anche un indubbio ritardo di condizione rispetto alle altre, sono state soprattutto mentali.
Per uscirne non so se basteranno i continui confronti tra squadra, tecnico e dirigenti, perché manca sempre il convitato di pietra: la proprietà, non come presenza, ma nella sua credibilità a dare stabilità non solo al popolo interista, ma anche a chi lo deve rappresentare in campo.
In tutto questo, per la Champions League a San Siro arriva il mostruoso Bayern, ma onestamente non può essere questa la partita scaccia-crisi. L’autostima stavolta non si può recuperare d’incanto con un solo grande risultato.
Guardiamo oltre, che è meglio.
Testata giornalistica Aut.Trib.di Milano n.160 del 27/07/2021
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