L'Inter che viene da lontano

L'Inter che viene da lontanoTUTTOmercatoWEB.com
giovedì 23 settembre 2021, 07:15Editoriale
di Lapo De Carlo


La strada che ha portato l’Inter al successo viene da lontano. Ci sono tanti modi di vincere o perdere una partita e alcuni sembrano suggerire delle verità, degli angoli nascosti. In questo caso c’è una differenza netta perché è parsa provenire da un lungo viaggio. Naturalmente parlando di calcio c’è sempre il pericolo che chi mi/ci legge possa legittimamente pensare che questo sport è più semplice di quanto ci si ostini ad essere spiegato e che l’Inter ha vinto solo perché ha fatto due gol in più dell’avversario, semplicemente perché è più forte.
E’ un tipo di spiegazione riduttiva ma efficace in fondo.


Io la penso diversamente. Dentro al calcio ciò che rende un club migliore di un altro non sono solo i soldi, quello che fa di un giocatore un campione o una delusione non è solo il talento e quello che rende un allenatore un fuoriclasse, un vincente o una guida sicura facendosi preferire ad altri implica intelligenza, empatia e un pensiero mai banalizzato.
Magari l’Inter perderà o giocherà male con Atalanta e Shakhtar ma il tipo di partita che ha giocato con la Fiorentina rivela un’identità di squadra che si vede solo quando ci sono determinate condizioni.
Le tante Inter costruite tra progetti malfunzionanti, allenatori già in bilico dopo poche settimane e una girandola di dirigenti, depotenziavano tutto ed è possibile che qualcuno sia stato mal giudicato a prescindere dal suo valore.
Dal momento in cui Spalletti si è insediato sulla panchina nerazzurra e la proprietà ha iniziato a comprendere che doveva affidarsi a gente competente, si è avuta una prima svolta.


Con Spalletti Brozovic è stato messo ad esempio in un ruolo chiave a centrocampo, la squadra ha preso una fisionomia che per quanto avesse dei difetti era riconoscibile.
Conte ha cambiato modulo, idee e radicalizzato l’ambiente esasperandolo ma aggiungendo una componente motivazionale sconosciuta fino a quel momento.
Oggi resta poco comprensibile come abbia tanto sottostimato la dirigenza, non riconoscendogli la minima fiducia nelle capacità di allestimento della squadra, in previsione delle partenze eccellenti. Lui era dentro il club e doveva conoscere il valore dei dirigenti ma forse è vero che se ne sarebbe persino andato l’anno prima per divergenze con la società.
Il suo lavoro per molti versi formidabile è stato raccolto da Simone Inzaghi, il quale ha preso una formazione che pur avendo perso alcuni dei suoi totem, aveva un’idea di gioco vicina alla sua ed è stata diversificata con acquisti che lo stesso tecnico ha imparato a conoscere, individuando, parole sue, elementi che si sono già rivelati funzionali.
Per Simone Inzaghi il vero lavoro era quello di raccogliere un modello di lavoro precedente, rielaborarlo, aggiungerci le sue idee senza stravolgerlo.
Quello che non si poteva sapere era se i giocatori, i leader rimasti come Brozovic, Barella, Lautaro, Skriniar De Vrij e lo stesso Handanovic, avrebbero saputo mantenere quella tensione alta che sembrava essere garantita perpetuamente dalla comunicazione e la personalità al parossismo di Conte. Quella vecchia idea che si possa vincere soprattutto o solo, se si hanno dei nemici contro cui combattere, se si trova o addirittura si crea una polemica che tenga tutti sotto stress.
Da quando Inzaghi è qui e Marotta lavora con Ausilio disponendo di tutte le chiavi di casa, l’Inter sembra essere un luogo tranquillo nel quale si riesce ad avere i nervi distesi ed essere ugualmente competitivi.
Dopo tanti anni non ci sono turbolenze senza fine, nonostante la proprietà sia in una situazione tutt’altro che chiara, non c’è una situazione tecnica poco fluida. Al contrario.
Le cose vanno avanti con giocatori consapevoli della loro forza e una squadra che sa restare calma anche se subisce per un tempo la foga degli avversari, lo svantaggio e brutte apparenti sensazioni. Si può rimontare con rabbia o per la giocata di un campione, magari per altre situazioni ma quando si rimonta con il tipo di ritmo che ha tenuto l’Inter a Firenze e quella concentrazione, c’è da pensare che il club sia diventato finalmente maggiorenne e possa affrontare con molta più serenità i problemi che si affacciano di partita in partita

Amala