In questo mare in tempesta che è l'Inter, quanti avrebbero saputo fare meglio di Inzaghi? Parliamone. Prima, dopo è troppo facile

In questo mare in tempesta che è l'Inter, quanti avrebbero saputo fare meglio di Inzaghi? Parliamone. Prima, dopo è troppo facileTUTTOmercatoWEB.com
domenica 30 aprile 2023, 08:30Editoriale
di Gabriele Borzillo

Prendiamo una posizione, stavolta. Prendiamola motivando la scelta, che non può né deve dipendere dall’altalena dei risultati. Perché la partite di calcio sono suscettibili della qualunque, spesso – lo abbiamo provato sulla nostra pelle di tifosi interisti più volte nel corso di questa stagione balorda per quanto riguarda il torneo indigeno – figlie della deviazione con la punta del piede, un soffio di vento, una zolla fuori posto, il palo interno che nel restante 99,9% periodico entra in porta ma quella volta no. Poi, chiaro, esistono meriti e demeriti: dell’allenatore, certo, ma sarebbe anche ora di mettere i giocatori sullo stesso piano. Il discorso è trito e ritrito: puoi cambiare tecnico, parliamo di una spesa superabile e sostenibile (nel nostro caso un bell’oddio mi pare d’uopo), quattro o cinque calciatori diventa più complicato, devi sostituirli con altri adeguati, sempre decidendo di restare ai vertici per quanto possibile. Siamo a maggio, siamo al redde rationem dicevano gli antichi romani, siamo alla resa dei conti. Il mese che sta per cominciare potrebbe portarci in paradiso o direttamente all’inferno: non ci sono mezze misure, parlando da tifosi di pancia, perché quello siamo, tifosi di pancia, i tifosi razionali ancora devo conoscerli. Però io vedo di fare un discorso da tifoso razionale stavolta, prima ancora di intuire come potrebbe o potrà andare a finire, dopo è tutto troppo più facile. Il campionato, al netto della partita di oggi contro la Lazio che deciderà molta parte dei nostri destini nel torneo nazionale lungo la strada verso la zona Champions League, ci ha detto decisamente male. Troppo monocordi, troppo lenti, troppo prevedibili: lo abbiamo detto e scritto spesso durante i mesi passati, però poco è cambiato, dire nulla non mi piace e, in sostanza, non è neppure vero perché qualcosa di differente, nelle ultime uscite, mi è parso di vederlo. Chiaro, è tardi, molto tardi: oggi capiremo se ci sono ancora spazi di manovra. Undici sconfitte, fardello pesantissimo per una squadra come l’Inter: il motivo principale? Lo metto subito in chiaro, non si tratta di blasone, non si vince per grazia ricevuta o perché ci si chiama in un modo e non in un altro, evitate facili ironie che non sono sottintese: questa rosa, almeno in tredici/quattordici elementi, è di prima fascia, in grado di poter duellare con chiunque, fatta eccezione per le grandi corazzate straniere, piene di campioni che fa rima con milioni. O, almeno, questo è il mio personalissimo punto di vista. Nelle coppe, inutile tornarci sopra, il discorso è totalmente opposto: grandi partite, coesione, lucidità, cattiveria, agonismo, aggiungete Voi il termine che meglio si sposa con l’Inter di Barcellona, Lisbona, Oporto, Torino. Altra vita, altra squadra, altro mondo, altro tutto. L’interrogativo è se proseguire il cammino intrapreso con Inzaghi ancora seduto sulla panchina nerazzurra o mollare per cercare nuove avventure, nuovi timonieri, nuovi sentieri. Oggi come oggi io, che ho pestato duro su Simone ma spiegandone sempre il motivo, mai per partito preso, io, che continuo a pensare al giovanotto piacentino come uno capace di arrivare a vette alte se non altissime, primo nemico di sé stesso con la sua testardaggine e il monolitico trecinquedue da cui non si sposta neanche ad aumentargli l’ingaggio, propendo per la sua riconferma. Mi piglio pernacchie e insulti? Chissenefrega, mi vien da rispondere in maniera elegante. Andrò avanti a criticare, se me ne offrirà motivi validi. Però, ditemi sinceramente una cosa: in questo mare in tempesta che è l’Inter, quanti avrebbero saputo fare meglio di lui? E, soprattutto, quanti potrebbero farlo?

Alla prossima.