Finalmente un'Inter conscia della propria forza. E ora, giorni di passione
È quello che volevamo da tempo: vedere una squadra in grado di controllare la partita in ogni suo aspetto, fisico e mentale. Le assenze in casa giallorossa c’erano, la coperta era cortissima e la Roma ha cercato di metterla sul piano fisico. Pressing, corsa, la ricerca assidua del corpo a corpo, del recupero palla con l’idea, studiata a tavolino da Mou secondo me, magari sbaglio anche, di trovare il pertugio nella difesa interista dove infilarsi per vie verticali, senza stare a palleggiare troppo. I ragazzi di Simone Inzaghi, bravo bravissimo anche stasera, riconosciamo i meriti di un tecnico troppo spesso tacciato di poca capacità gestionale di un gruppo forte, anche dal sottoscritto, mica ho vergogna ad ammetterlo, non sono mai caduti nel trappolone, anzi: hanno continuato a giocare come nulla fosse, alla ricerca del momento adatto per colpire al bersaglio grosso. Non si sono innervositi, non hanno abboccato al progetto partita fisica messo in atto dagli avversari: hanno palleggiato, hanno mandato i giallorossi a vuoto spesso e volentieri, hanno creato le basi per un vantaggio apparso più che meritato.
Non è facile governare gare così complicate, soprattutto in casa di avversari che non hanno mai mollato un centimetro, nemmeno quando i giochi sembravano fatti. Del resto questi tre punti, in funzione volatona Champions, erano fondamentali. L’Inter, partita con l’handicap di due mesi e mezzo davvero gettati al vento, vien quasi da piangere pensando alla marea di punti persi senza un senso, senza un perché, a volte con l’avvoltoio sulla spalla e la sfiga a vederci benissimo, a volte per un atteggiamento incomprensibile, aveva da farsi perdonare molto in campionato e, soprattutto, aveva un obbiettivo che adesso sembra avvicinarsi: la fatidica zona Champions, quella parte di alta classifica senza la quale ci sarebbero problemi concernenti il prossimo bilancio, raccontano coloro che sanno. Oggi è inutile stare qui a menarla su ciò che poteva essere e non è stato: l’importante è ciò che è e, soprattutto, ciò che sarà. La classifica inizia a sorridere: ma, soprattutto, fa sorridere i tifosi del cielo e della notte la maturità della squadra, la capacità di essere non dico camaleontica, quello no, però capire quando spingere e quando lasciare il pallino nei piedi dell’avversario, che tanto tra centrocampo e difesa così corti e coesi diventa complicato trovare spazi adatti a rendersi pericolosi.
L’Inter sembra, oggi, conscia dei propri mezzi, della propria forza: a inizio ripresa il gioco lo hanno lasciato fare alla Roma che non ha creato granché poi, ripresa in mano la partita, i ragazzi hanno raddoppiato, potevano triplicare ma sarebbe stato chiedere troppo agli dèi del pallone.
Adesso, come è giusto che sia, tutta l’attenzione si sposta sulla semifinale di mercoledì prossimo: ho visto il primo tempo del Milan e, al netto di una pochezza incomprensibile da parte laziale, i rossoneri hanno vinto in scioltezza, spingendo per mezz’ora e limitandosi, poi, a controllare. Sarà una grande sfida, una sfida a scacchi, una sfida che si giocherà, in gran parte, sui nervi. Ecco, l’Inter di ieri pomeriggio ha mostrato, come detto poco sopra, di avere nervi saldi e un potenziale in attacco capace di far male a chiunque.
Vogliamoci tutti bene e stringiamoci forte: saranno giorni di passione.
Avanti l’Effecì.
Alla prossima.
Testata giornalistica Aut.Trib.di Milano n.160 del 27/07/2021
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