Dal Derby al Derby per chiudere il cerchio negativo
In questa stagione c’è stato un momento preciso in cui l’Inter ha tirato il freno a mano e resta il minuto 70 del Derby del 5 febbraio, con i cambi sbagliati di Inzaghi e di lì a cinque minuti l’uno-due del Milan in tre giri di orologio.
E’ iniziato lì, del tutto inatteso, il mese di febbraio da tregenda, in cui si è smarrita la via del gol e si sono perse partite e punti in classifica.
Le ragioni a tutt’oggi restano oscure e con la vittoria a Roma sulla Lazio il Napoli è ora la squadra più in salute nel trio di testa.
Il periodaccio dell'Inter è confermato anche guardando al gap con quella di Conte Campione d'Italia. Rispetto ad un anno fa sono 10 i punti in meno con l'asterisco della gara di Bologna da recuperare. In questo periodo, l’Inter di Antonio Conte era già in marcia trionfale verso il 19° Scudetto, questa invece non riesce più a sfruttare i passi falsi delle rivali.
La crisi parrebbe più di gol che strutturale, visto che le prestazioni, seppur confusionarie e incomplete,l’Inter di Inzaghi le ha più o meno sempre fatte. Insomma, se è vero che i nostri non hanno mai smesso di giocare, visto che le cifre parlano di 50 conclusioni verso le porte avversarie e 0 gol, è pur vero che se non fanno più gol, hai voglia a consolarti.
Purtroppo il simbolo della pericolosissima involuzione del reparto offensivo resta proprio la punta di diamante, Lautaro Martinez, l’attaccante più pagato, perché l’altro, Alexis Sanchez, continua a confermarsi leone più a parole che in campo, soprattutto quando gioca dall’inizio. Così, il grande assente del reparto offensivo, il Tucu Correa, come sempre in questi casi, viene atteso come il salvatore della Patria.
E con Caicedo ancora giù di condizione, l’Inter non può prescindere da Dzeko che, quando non trova il gol, riesce comunque a riciclarsi come regista offensivo: lui il suo lo fa sempre, se non altro in aiuto alla squadra. Il problema è che dopo il Derby, perso malamente e inspiegabilmente, la squadra si è involuta e Inzaghi deve trovare al più presto i giusti correttivi. Brozovic è sempre raddoppiato a uomo, Barella ha perso smalto e, se posso permettermi un consiglio al mister, la smetta di accontentare tutti con cambi che spesso hanno tolto equilibrio alla squadra. Conte non si faceva problemi in certi periodi ad ignorare persino Hakimi ed Eriksen, Inzaghi deve essere meno generoso nel distribuire a tutti un certo minutaggio. Non è il momento dell’accondiscendenza all’intera rosa: è giunta l’ora di usare i titolari il più a lungo possibile, almeno fino a quando l’Inter non avrà ripreso sicurezza nella sua marcia.
Comunque, se tutto è cominciato dal Derby, ora tutto col Derby deve finire.
Non a caso, Beppe Marotta ha ripreso ad alzare l’asticella parlando di Scudetto della seconda Stella come obiettivo primario, malgrado il calendario, che un mese fa faceva sorridere, adesso sia fonte di nuove preoccupazioni, perché di questi tempi non si riesce a far gol nemmeno al Genoa penultimo in classifica. Tra il Derby di Coppa Italia e la Salernitana ci saranno appena due giorni pieni di lavoro, poi si andrà ad Anfield Road col Liverpool, cercando l’onore delle armi più che l’impresa in Champions, anche perché avendo visto cosa ha combinato l’Inter col Sassuolo, subito dopo l’andata a San Siro con gli inglesi, viene da pensare che la Champions per una squadra non ancora pronta per certi palcoscenici, concorra solo ad aumentare tensione e stanchezza. Poi ci sarà la trasferta a Torino granata e la Fiorentina a San Siro prima dello stop per le Nazionali. Al rientro, la supersfida con la Juve.
Meglio pensare ad una partita per volta e, siccome adesso c’è il Derby, testa al Derby, perché se tutto è cominciato lì, ora lì tutto deve finire.
Testata giornalistica Aut.Trib.di Milano n.160 del 27/07/2021
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