Certo, certissimo. O forse no
Dopo aver scoperto un mondo neanche troppo sommerso che popola internet avendo conseguito un master al MIT di Boston in economia, al netto di chi la conosce davvero, ci mancherebbe pure, chapeau a loro vista la mia mai nascosta ignoranza in materia, negli ultimi giorni la rete mi ha rivelato un grande universo di allenatori. Roba che, fossi un tecnico alla guida di una squadra professionistica, comincerei seriamente a preoccuparmi lottando per salvaguardare la panchina o il posto da dirigente. Straordinario come le stesse operazioni di mercato vengano vissute con animo contrastante all'interno dello stesso pianeta tifo.
Ricapitolando: l'Inter sta, o starebbe, per portare in nerazzurro Paulo Dybala – personalmente adoro il ragazzo fin dai tempi di Palermo ma troppi suoi balbettii, soprattutto nelle ultime stagioni, non permettono al mio animo di esultare più di tanto – e Romelu Lukaku, rientro in grande stile per l'ex centravanti del Chelsea che sembra stia facendo il possibile e, soprattutto, l'impossibile per tornare a vestire i colori del cielo e della notte dopo la fuga clandestina a Londra – anche qui, domando scusa, prima di scappellarmi ululando alla luna presterò enorme attenzione alle prestazioni del giovanotto belga, spiace ma chi si scotta con l'acqua calda poi tituba anche in presenza di quella fredda -. Intendiamoci, non è un meccanismo di difesa: è semplicemente un essere realista di fronte a ciò che sarà. Perché, diciamocelo pure senza nessuna paura e senza toccare né ferro né parti anatomiche maschili, non caratteriali, ho scritto anatomiche, in caso di doppio arrivo e resa secondo aspettative l'Inter sarebbe una delle favorite alla vittoria del campionato che sarà. Non la favorita, intendiamoci, il calcio sa regalare sorprese non pronosticabili a inizio stagione.
Soprattutto se, a questa coppia, aggiungiamo un terzo elemento, nello specifico per nulla incomodo: Lautaro Martinez. Al di là di tutto dobbiamo tornare indietro di almeno un decennio, minimo minimo, per trovare tre pezzi da novanta di tali dimensioni a formare l'attacco nerazzurro. Lukaku-Lautaro-Dybala? E come potrebbero mai coesistere? Ancora: dove lo vogliamo mettere l'equilibrio se li schieri insieme? Ecco la domanda più frequente, da quando la possibilità del tridente si è palesata trasformandosi in qualcosa più del semplice sogno di inizio estate. C'è una corrente del tifo interista e non solo, ma del non solo mi interessa poco, la comprendo e la considero una sorta di esorcismo che giustamente, dal proprio punto di vista, si pone la questione. Che, personalmente, manco mi sfiora. Il mio pensiero, per quanto pochissimo interessante, è: se tu hai la fortuna di poter mandare in campo tre calciatori di tale peso specifico beh, domando scusa, saranno gli altri a doversi preoccupare. Certo, il tridente può essere un'arma davvero letale in molte partite, non in tutte ovviamente: diciamo che, se il cammino verso lo scudetto è fatto da trentotto tappe, minimo venticinque di queste le puoi affrontare con quelli lì davanti senza angosciarti delle eventuali ripartenze altrui. Corti, stretti, consapevoli di poter intercettare ogni linea di passaggio avversaria per colpire immediatamente in velocità, questa potrebbe essere una delle Inter futuribili. Dopodiché ho la certezza di avere in panchina un ragazzo capace, con un anno di esperienza alla guida di una delle cosiddette “grandi”, con più della solita arma a disposizione nel proprio arsenale pallonaro, qualcosa di differente dal trecinquedue visto e rivisto, a tratti trito e ritrito.
Il dibattito è piacevole in ogni democrazia – figuriamoci quella pallonara – spargendo peperoncino su argomenti altrimenti fiacchi. Dibattito, per l'appunto, non certezze assolute: quelle non abitano nell'universo calcistico.
Alla prossima.
Testata giornalistica Aut.Trib.di Milano n.160 del 27/07/2021
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