BAR ZILLO - Intervista a Micaela Palmieri: "Interista per colpa di papà, Berti l'idolo"

BAR ZILLO - Intervista a Micaela Palmieri: "Interista per colpa di papà, Berti l'idolo"TUTTOmercatoWEB.com
sabato 31 luglio 2021, 07:45Bar Zillo
di Gabriele Borzillo

Entra nelle vostre case conducendo il TG della rete ammiraglia RAI con voce pacata e rassicurante. Ma, perché c’è un ma, Micaela Palmieri ha un segreto. Un bel segreto, che poi tanto segreto non è visto il suo ultimo lavoro, Educazione Ambrosiana: Micaela è interista. Di quelle convinte, nerazzurra fino al midollo. “Colpa” di papà – confessa – che quando ero piccola mi ha portato, anzi ci ha portato visto che ero insieme a mia sorella e mio cugino, al Meazza. Anni, se ben ricordo, cinque. La partita? Inter-Milan, alla faccia del battesimo di fuoco. E l’Inter, quel derby, lo ha anche vinto. Insomma, esordio col botto. Da allora la nerazzurra che è in me non ha mai vacillato, mai incertezze né ripensamenti. E la semplice toccata con annessa fuga dal Meazza si è trasformata in un amore unico e grande. Quindi papà, dal regalarci lo stadio una volta, tanto per farci contenti, si è trovato costretto a regalarcelo spesso e pure volentieri. Ero affascinata da quel luogo, per me un’isola felice. Ed ero affascinata dall’urlo della gente, la prima cosa da cui sono stata completamente rapita”. Ma Micaela, da bambina, non voleva fare la giornalista e la scrittrice. “No, sinceramente volevo studiare medicina, seguendo le orme paterne. Poi il nonno mi convinse, pian piano, a scrivere. Così dopo la laurea in giurisprudenza, passando da importanti realtà locali a inizio carriera sono arrivata in RAI, dove però il contratto mi veniva rinnovato di stagione in stagione, fino all’assunzione definitiva con annesso trasferimento a Roma. Percorso lungo, molto”.

La cosa che ci viene in mente è: scusa, Micaela, perché non giornalista sportiva? “Il calcio, lo sport in generale – risponde - sono argomenti seri di cui trattare. Però il pallone, per me, è anche leggerezza e, parlandone dal punto di vista lavorativo, la mia paura era che l’argomento avrebbe potuto trasformarsi in qualcosa di pesante”. Eppure, prima di arrivare a Educazione Ambrosiana, Micaela ha scritto un libro che “pesante”, crudo, duro per le verità trattate lo è, eccome. “Vero. Vado fiera di “Next Stop Rogoredo” nel quale descrivo la realtà di un luogo, una parte della mia città, in totale degrado, anche se la situazione ultimamente pare migliorata. Ma le scene che ho visto lì nessuno potrà mai cancellarle dalla mia mente di donna e di giornalista. Da spezzare il cuore”.

Dopo Next Stop Rogoredo, Educazione Ambrosiana. ”Desideravo scrivere di Inter. Ho letto molto sulla mia squadra del cuore: però cercavo qualcosa di diverso. Così, con Educazione Ambrosiana, ho raccontato undici partite dei nerazzurri come fossero normali situazioni della vita. Con le loro gioie, certo, ma anche coi loro terribili, dolori. Un modo differente di vedere e vivere una partita di calcio, in questo caso undici”.

Qual è l’Inter che Micaela sente maggiormente sua, che più le appartiene? “In primo luogo quella di Trapattoni: ero una giovane adolescente tifosissima che ha vissuto lo scudetto dei record come una fantastica cavalcata. Poi, in età adulta, Mou e il triplete. Potrò essere banale, il portoghese lo trovo e un grande allenatore e un grande stratega, istrione dei palcoscenici pallonari. Inoltre ho amato calcisticamente Nicola Berti, il mio idolo da ragazzina, mica per niente gli ho chiesto di scrivere la prefazione del libro. Ma ho avuto enorme ammirazione anche per i tedeschi, Lothar e Kalle su tutti (di Rummenigge avevo il poster sulla porta della mia cameretta)”.

Cos’è e cosa sarà l’Inter attuale? “In questo momento ballerina mi sembra il termine che meglio si sposa con la situazione. Vorrei tanto rivedere, come tifosa, il club nelle mani di una proprietà italiana, anche se sono conscia di quanto sia poco probabile oggi. Ricordo con un filo di nostalgia i Moratti e i Pellegrini. Sono curiosa di vedere all’opera Simone Inzaghi io, un filo orfana di Antonio Conte, lo confesso. Però, dovesse restare questa l’ossatura della squadra beh, allora l’Inter continuerà a essere protagonista anche nelle prossime stagioni”.

Ci sarebbe ancora tantissimo di cui parlare con Micaela Palmieri. Viso e voce rassicuranti, anima da nerazzurra convinta: fuori, dentro e tutt’intorno. Il resto, perché l’occasione ci sarà, alla prossima puntata.