Bergomi: "Tagliati tanti rapporti, ma non nel calcio. Nella chat del 97-98 Ronaldo risponde sempre"

I 60 anni che compirà venerdì hanno portato bilanci per Giuseppe Bergomi, ex leggenda dell'Inter e ora opinionista e commentatore? "No, mi hanno fatto diventare selettivo" spiega lo Zio nell'intervista a La Stampa, "ho ristretto il giro di persone che frequento e perso parecchie amicizie".
È stato doloroso?
"Anche no. Ho smesso di parlare con quelli che non capiscono il mio rapporto con il telefono. Lo spengo alle 14, 30, alleno e lo riaccendo alle 18. Non è detto che la sera stessa risponda ai messaggi ricevuti. C’era chi si offendeva. Basta".
Ha tagliato tanti calciatori?
"No, il calcio ti lascia rapporti sinceri. Ferri posso non sentirlo per settimane, poi ci si chiama ed è come aver smesso di parlare il minuto prima".
Scusi, lei dosa il telefono però è in una serie di chat di ex. Quante per l’esattezza?
"Tre: 1982, Notti Magiche, con i ragazzi dei mondiali italiani e Inter 97-98, quella di Simoni. C’è Ronaldo e risponde sempre".
Manca lo scudetto nerazzurro dei record: 1988-89.
"Lì è diverso, per le occasioni ufficiali ci riunisce Pellegrini e per il resto sono i compagni di vita. Beppe Baresi, un highlander è il mio partner a padel. Walter Zenga lo devo proprio sentire ogni tanto. L’ultima volta che l’ho incontrato gli ho detto: “Sei alto come me ormai”. E lui “Non riesco più a tener dritte le ginocchia”. Siamo degli irriducibili. Ma lì il telefono può trillare o no, stai sicuro che se ci sono situazioni in cui attivarsi subito lo si fa. Quando si fa sentire Klinsmann dagli Usa o Taribo West ovunque sia. Il compleanno di Castellini era in una serata di Champions e Simeone, con la partita a ridosso, si è fatto coinvolgere. Noi siamo veri".
Lei, Maldini, Totti e Del Piero. I Fab Four, bandiere del calcio italiano?
"Aggiungo Franco Baresi… gente che ha fatto scelte radicali. Qualcuno, di sicuro Totti, rinunciando a vincere più trofei altrove. Lui è Roma, legame unico: alla sua partita di addio ho pianto".
Su Baresi nella dirigenza del Milan
"Storie diverse: siamo ingombranti, ma non sta scritto da nessuna parte che una bandiera sappia gestire una squadra. Bisogna imparare, a qualcuno non è stata data la possibilità, Maldini si è preparato e poi non lo hanno voluto. Io mi sono preso i miei rischi in tv".
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