Il presente di Barella, il futuro di Brozovic, la scelta su Lukaku, il bla bla su Inzaghi. E l’innato masochismo interista
È stata una settimana strana, francamente esagerata. Non tanto per la questione “cessioni” (anche in questi ultimi giorni, a detta dei media, i nerazzurri hanno venduto tutti: da Dumfries a Bastoni, fino alla sede), semmai per la serie di pesantissime critiche piovute su questo e quello dopo lo 0-0 di Genova.
Ok, è vero, pareggiare contro la penultima in classifica è un risultato inaccettabile. E su questo non ci sono dubbi. Ma prendersela con il tecnico dopo 90 minuti di pressione costante, con 25 conclusioni e il 65% di possesso palla ha davvero poco senso. Contro la Samp c’è stato un limite “di campo”, non “di gestione”.
Parliamoci chiaro, Inzaghi non è un allenatore perfetto e deve crescere parecchio sotto tanti punti di vista, ma non è neppure il povero fesso che qualcuno vuol far credere. La sua “idea di calcio” è certamente migliore rispetto alla “gestione dei momenti” ma quella, l’idea di calcio, è ben visibile, e quell’altra, la gestione dei momenti, è troppo spesso condizionata dalla scarsa resa di chi subentra, più che dalle sue stesse scelte.
Ecco, sì, incazzarsi per il distacco di punti dalla vetta della classifica è legittimo, pensare che Inzaghi non sia un tecnico all’altezza dei nerazzurri – opinione personalissima – è una sentenza prematura e pericolosa. Perché pericolosa? Spalletti in questo momento è il miglior allenatore italiano per distacco; Stefano Pioli ha vinto uno scudetto con una rosa che era inferiore ad almeno altre due o tre; Giampiero Gasperini non è decisamente un mostro di simpatia ma da almeno un lustro produce plusvalenze e mezzi miracoli sportivi. Tutti ex tecnici interisti, tutti bocciati a suo tempo perché “inadatti”. Prima di ripetere l’errore è bene pensarci a dovere, ché il rischio è pentirsi strada facendo.
E ora due o tre pensierini piuttosto importanti, almeno per chi scrive.
- Barella ha sbagliato, non si rompe la fava ai compagni di squadra, soprattutto quelli più in difficoltà. Però non è Jeffrey Dahmer e trattarlo come se fosse un disturbato è francamente un’esagerazione. Lui – ne siamo convinti – imparerà dal suo errore, noi invece dobbiamo sperare che nessuno si presenti all’uscio con l’offertona. Barella – solito parere personalissimo – è uno dei dieci centrocampisti più forti in Europa, meglio tenerselo strettissimo e sperare che la sua fede interista sia più solida di quella di chi ha scelto Parigi.
- Molti si domandano “cosa si farà con Lukaku?”. Per fortuna non è una decisione di “oggi” perché, oggi, il belga non verrebbe riscattato. Ed è normale, francamente. L’Inter non ha quattrini da buttare, figuriamoci se lo può fare in assenza di garanzie. Lukaku ha quattro mesi per dimostrare quello che vale e la conferma – banalmente – passa dai suoi gol.
- Il qui scrivente pensa di essere tra i primi dieci estimatori al mondo di Marcelo Brozovic. Anzi, ne è certo. E infatti non lo venderebbe mai. Ma è possibile che accada, parecchio possibile. L’Inter cerca un centrocampista “fisico” ed è pronta a consegnare definitivamente la regia al tandem Calhanoglu/Asllani. Vedremo chi sarà l’alternativa “fisica” designata (Kessie è una possibilità, ma nulla di più), nel frattempo godiamoci al massimo Marcelo il croato, nella speranza che in questi mesi possa prendere per mano i suoi compagni come ha fatto negli ultimi cinque anni.
- Il Porto è più forte dell’Inter. Di poco, ma è più forte. È una questione di esperienza a certi livelli, caratteristiche di squadra, tutto. Sarà un ottavo di finale durissimo ma – e il qui presente minchione vi sorprenderà – state attenti: se si passa l’ostacolo portoghese tutto diventa realmente possibile, persino che qualcuno dica di Inzaghi “beh, allora non sei proprio un pirla”.
Forza noi, che arriva la settimana più importante.
Testata giornalistica Aut.Trib.di Milano n.160 del 27/07/2021
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