BAR ZILLO - Aveva ragione lui, poche balle
Istanbul è una delle città più belle del mondo. Senza stare troppo a dilungarci lo vedrete di persona: o, perlomeno, lo vedranno i fortunati che avranno occasione e opportunità di andarci, seguendo le orme della squadra. Che, a Istanbul, ci va di sicuro: a giocarsi la finale della competizione per club più importante al mondo. L’Inter ci arriva con pieno merito toppando, a memoria, una sola partita, la prima. L’andata col Bayern, in quel particolare periodo storico uno schiacciasassi. Perché anche il ritorno venne perduto ma, ahimè, incontrammo un direttore di gara che confuse il calcio con la pallanuoto. Lasciamo perdere, alla fine cosa ce ne frega delle vicende arbitrali in una giornata così.
In una delle stagioni più incomprensibili e illeggibili della storia nerazzurra, Simone Inzaghi e i suoi uomini piazzano la zampata inattesa. Impensabile. Certo, oggi si paleseranno maghi e chiromanti al grido de “io lo dicevo”. Vero. Pensate, perfino io dicevo, basta prendere le registrazioni radiofoniche che sono a disposizione di chiunque, a settembre che la formazione nerazzurra, gli undici iniziali perlomeno, era minimo da primi 4/6 posti in Europa. Forse un pensierino alle semifinali ce l’ho fatto: di certo non potevo immaginare di arrivare fin qui. Eehhh, leitmotiv di qualche fantomatico espertone di calcio, ma è andato tutto bene però. Come no, benissimo. Girone con Barcellona e Bayern Monaco, l’Inter stramerita di passare rischiando seriamente di sbancare il campo Nou dopo aver battuto i nuovi campioni di Spagna al Meazza, giocando un calcio di rilevanza internazionale. Eehhh, sempre gli espertoni, ma il Porto…già, il Porto è quella squadra che, negli ultimi anni, ha buttato fuori dall’Europa qualunque italiana gli si fosse palesata di fronte, senza differenze di colori, città o regioni. Proseguiamo. Il Benfica, che come gioca il Benfica ce ne sono pochissimi nel vecchio continente. Ha fatto fuori Juventus e PSG nel girone, ha devastato calcisticamente il Club Brugge negli ottavi. Due a zero a Lisbona, ritorno in souplesse a Milano. Infine, i cugini: due partite, due vittorie senza manco possibilità di tirare in ballo la qualunque, due affermazioni tanto nette ed evidenti che più di così non si può.
Oh, stai a vedere: ma non è che Simone Inzaghi da Piacenza se l’era studiata così, la stagione? Satanasso.
Intanto, però, ha avuto ragione lui, poche balle. Comunque vada a finire.
Alla prossima.
Testata giornalistica Aut.Trib.di Milano n.160 del 27/07/2021
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