Bellanova sulla Nazionale: "Ci speravo tanto, darò il massimo per andare agli Europei"

Bellanova sulla Nazionale: "Ci speravo tanto, darò il massimo per andare agli Europei"TUTTOmercatoWEB.com
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mercoledì 29 maggio 2024, 23:15Avversario
di Alessandra Stefanelli

Lunga intervista ai microfoni di Radio TV Serie A per Raoul Bellanova, esterno del Torino e della Nazionale italiana: "Cos'è il Toro? Da quando sono arrivato, la cosa che mi ha colpito più di tutte è stato l'affetto e il modo in cui mi hanno accolto i tifosi. A Torino ho giocato un anno, per adesso, e sembra di essere qui da quattro o cinque anni. I tifosi si fanno sempre sentire, sia in città sia in campo, sostenendo anche nei momenti difficili. I compagni mi hanno accolto benissimo, anche quando inizialmente non avevo ancora carburato, sono veramente contento della scelta che ho fatto e la rifarei altre centomila volte. Lo stadio è stato praticamente sempre pieno, il pubblico è ambizioso anche per la storia che ha questa grande squadra. È giusto che i tifosi del Toro richiedano ai giocatori, quest'anno nelle sconfitte e nelle vittorie abbiamo dato il 100% cercando di portare a casa più punti possibili. Grande Torino? Aver indossato la maglia celebrativa in onore dei caduti di Superga è stato emozionante, c'era un clima diverso allo stadio in quella partita. Entrare al Filadelfia e leggere i nomi dei giocatori incisi sulle mura dello stadio ti fa capire quanto quella squadra sia stata importante per questa città. È giusto onorare la storia di questa maglia ogni volta che giochiamo".

Gli altri allenatori.
"Devo ringraziare mister Mazzarri che mi ha lanciato nel calcio dei grandi in Serie A. Con lui ho ancora un bellissimo rapporto, ha creduto in me e quando mi ha messo la prima volta poi non mi ha più tolto dal campo. Anche a Bordeaux con Sousa, mi è servita per crescere mentalmente: non era più il calcio della primavera e capii che certe cose non potevi più sbagliarle. E poi Oddo a Pescara, lui che faceva il mio stesso ruolo, mi ha aiutato veramente tanto. Sono contento di aver mantenuto bei rapporti con ogni allenatore che ho avuto".

La stagione granata. "Dopo l'anno scorso, dove non ho giocato tantissimo, l'obiettivo era quello di dimostrare il mio potenziale: spero di esserci riuscito. I miei assist a Zapata? Durante gli allenamenti si cercano combinazioni e intesa. Duvan è un grandissimo giocatore, una volta che gli metti la palla in testa quasi sicuramente segna. Ho 7 assist e 6 sono arrivati dopo il girone d'andata, mi spiace perché avrei potuto farne di più prima. Gol contro il Lecce? Farlo in casa ed esultare con i tifosi è stato veramente emozionante, è da tanto che lo cercavo perché quando segni ti sblocchi anche mentalmente. Compagni? Con Samuele Ricci siamo come fratelli, lo conosco da tempo e ci vediamo sempre anche dopo gli allenamenti. Siamo un bellissimo gruppo, questa è la forza della nostra squadra. Ammiro molto Duvan, dopo aver fatto la Champions League e tutti quei gol l'ho sempre visto allenarsi al 100%, è uno che non si risparmia mai quando potrebbe anche farlo. Dal primo giorno ha sempre spinto al massimo, non c'è stato un allenamento dove è andato piano: penso che questo sia fonte di grandissima ispirazione. È rinato e se lo è meritato, io ho avuto la fortuna di viverlo nel suo prime, quando sono stato per sei mesi all'Atalanta".

Esterno puro. "Ho sempre preferito l'attacco alla difesa perché la miglior difesa è l'attacco. Però per essere completo devi saper fare entrambe le fasi. Devo ringraziare mister Juric perché mi ha aiutato tanto sulla fase difensiva, lui ci tiene tanto, basti vedere quanti clean sheet abbiamo fatto quest'anno, soprattutto in casa. Siamo secondi per clean sheet dopo l'Inter. La mia indole è essere offensivo è puntare l'uomo, mettere cross, la corsa, e diciamo che nella metà campo avversaria mi riesce tutto più facile. Il 3-5-2 è il modulo che preferisco di più perché non essere nei tre d'attacco mi garantisce la fascia tutta per me e me la gestisco a pieno".

Serie A e tattica. "Io sul campo farei qualsiasi ruolo se me lo chiedessero, a parte il portiere. Il calcio è cambiato e la tattica in Italia, purtroppo o per fortuna, è praticamente il pane. Si sta sempre attenti ai minimi dettagli, a una fase difensiva perfetta, bisogna lavorare sempre tantissimo. Per noi magari, lavorando col mister su un calcio uomo a uomo, la tattica viene un po' meno rispetto alle altre squadre, ma anche con questo modo di giocare l'attenzione a questi dettagli rimane massima e almeno un giorno a settimana alla tattica lo devi dedicare".

Figlio del vento. "Già dagli allievi nazionali del Milan la velocità è stata la mia dote migliore. All'inizio non era abbinata ad altre qualità eccelse, perciò ho dovuto lavorare tanto anche su altre caratteristiche. Quest'anno ho fatto 7 assist, ma di certo prima i cross non li mettevo come faccio adesso. Oggi nel calcio la parte atletica penso sia una qualità importante, perciò questa è una dote che mi tengo stretta e cerco sempre di esprimerla al meglio in campo".

Solo destro. "Juric mi chiede di usare anche l'altro piede e infatti sto cominciando a convergere sempre di più sul sinistro. Per quanto mi sto liberando, se ce l'avessi un po' più dritto, avrei potuto fare anche qualche gol in più. Piano piano cerchiamo di raddrizzarlo (ride)".

Cosa migliorare. "La cosa principale è l'attenzione difensiva, poi il posizionamento, le diagonali. A questi livelli ogni minimo dettaglio fa la differenza e io qualche black out durante la partita ancora ce l'ho. Soprattutto quando inizio a essere stanco e di questo ne sono consapevole. Devo migliorare anche in impostazione, cercare di pensare prima la giocata in un contesto in cui non c'è mai tempo pensare".

Reggere la pressione. "Penso sia la cosa più importante, soprattutto reggere la pressione, perché al giorno d'oggi i social possono distruggere un giocatore dopo una partita. Io ho sempre detto che nel calcio si dipende dall'ultima prestazione: puoi fare anche otto partite bellissime, se sbagli la nona magari per la gente sei scarso. Se ne sbagli quattro ma alla quinta segni e fai vincere la tua squadra sei un fenomeno. Non bisogna né esaltarsi troppo una volta che si fa bene, né buttarsi giù una volta che si fa male. Una partita non determina il calciatore che sei. Ho avuto incontri con mental coach, penso che per un giocatore sia molto importante affacciarsi a questa realtà perché sono cose che possono aiutarti. L'anno scorso dopo una partita a San Siro ho avuto un blackout mentale, uno stadio così può anche distruggerti. Ma anche questo è il bello del calcio: non è per tutti, non tutti possono reggere la pressione. Poi ho giocato facendo belle partite, ho fatto una finale di Champions e devo ringraziare questa persona che mi ha aiutato. Ha fatto scattare in me una maggiore fiducia nei miei mezzi, alla fine sei tu che vai in campo, non i tifosi o le persone che ti criticano. Devi essere autocritico, ma devi anche essere la prima persona a credere in te stesso, quindi l'importante è andare in campo sapendo che giocatore sei e non avendo paura di sbagliare per il parere altrui".

Dea e Covid. "Quell'Atalanta ce la ricordiamo tutti, una squadra che si è piegata soltanto al PSG, fino al 90esimo era in semifinale di Champions League. C'erano tantissimi giocatori incredibili, è stato un periodo di crescita nonostante feci una sola presenza di 20 minuti. Gasperini mi ha fatto capire sin da subito quanto avrei dovuto lavorare ancora per guadagnarmi un posto in Serie A e infatti l'anno dopo sono andato a giocare in Serie B, perché non mi sentivo ancora pronto. Penso che la Serie B sia un campionato che aiuta a crescere, è complicato e ci sono tanti giocatori talentuosi. Se lì dimostri di essere un giocatore di categoria superiore è giusto salire. Al giorno d'oggi, consiglio questo ai giovani".

Quinti. "Darmian, Dimarco e Dumfries non avevo neanche bisogno di guardarli troppo perché erano loro stessi che venivano a darmi consigli. Dima c'era sempre, ma anche Denzel, lo stesso D'Ambrosio che ha fatto quel ruolo. Venivano sempre per darmi una mano, mi facevano notare cosa avevo sbagliato. Le cose più belle in assoluto per un giovane, sono quelle che ti fanno stare molto più tranquillo in campo".

Chiama Spalletti. "Ci speravo tanto, di certo la convocazione me l'aspettavo più della scorsa volta. Ma una volta che è arrivata, è stata la cosa più bella del mondo. Cercherò di dare il massimo in queste due amichevoli per rientrare nei 26 finali. La Nazionale è il sogno di ogni bambino, giochi per il tuo Paese. Il giorno prima del debutto Spalletti è venuto a parlarmi, mi ha chiesto come stavo e se ero tranquillo, un po' di cose private senza mettermi nessun tipo di pressione. Ero veramente emozionato, teso, poi quando inizia svanisce tutto. All'intervallo il mister mi ha corretto un po' di errori, ma si sa che sta attento ai minimi dettagli, giusto così. La verità è che c'è un gruppo bellissimo, ho trovato tanti compagni che ho avuto all'Inter, ma vuoi o non vuoi alla fine conosci bene tutti. E' proprio come fossi in un club. Giusto anche che ci sia un blocco nerazzurro visto quello che han fatto quest'anno".