Una sconfitta che non fa male: dal Bernabeu una lezione che servirà
Ci sono sconfitte che fanno male, che ti tagliano le gambe. E ce ne sono altre, invece, che sembrano far parte del normale percorso di una squadra che, non ce lo dimentichiamo, si sta ancora abituando a certi palcoscenici. L'Inter è “giovane” per queste sfide di Champions e si è visto anche oggi, al Bernabeu contro il Real Madrid.
Su questi palcoscenici però, grazie al gioco che Simone Inzaghi le sta facendo esprimere, questa Inter sta dimostrando di poterci restare senza arrossire troppo. Almeno a vedere come i nerazzurri hanno affrontato il match fino all’espulsione di Barella. L’importante questa sera per la Beneamata era dimostrare a sé stessa di giocarsi le proprie carte anche contro la semifinalista della scorsa edizione. E lo ha fatto: per larghi tratti nel primo tempo i blancos, abituati negli altri match a mantenere il controllo della gara e del pallone, sono stati costretti a giocare nella propria metà di campo, rincorrendo e difendendo. L'analisi della partita, come ovvio, si esaurisce nel momento in cui è arrivato il cartellino rosso: da lì, le merengues non hanno avuto alcuna difficoltà a controllare il risultato e ad arrotondarlo.
Per quanto riguarda l'evolversi della partita fin lì, la pecca c’è, ed è la stessa del match d’andata: nonostante le grandi manovre, il portiere avversario non deve compiere miracoli. E questo, contro i campioni, lo paghi presto. Ogni 4-5 azioni di Dzeko e compagni, i madrileni sono riusciti, con la propria qualità, a creare ben altri patemi d'animo alla retroguardia nerazzurra. A parti invertite, insomma, la definiremmo una vittoria da grande squadra: pur senza strafare, la squadra di casa, lei sì già pronta per calcare certi teatri, porta a casa il bottino pieno con la qualità dei propri migliori giocatori. I gol, di Kroos e Asensio, sono due perle d'autore, certo. Ma non sono giocate casuali. La squadra di Ancelotti infatti ha sempre dato l'impressione di non soffrire mentalmente il palleggio degli ospiti e di poterli colpire da un momento all'altro, anche nel loro miglior momento.
Le note più liete arrivano dai soliti noti delle ultime uscite: i croati Brozovic e Perisic sono stati padroni delle zone di competenza. La difesa ha retto bene l'urto di dover giocare spesso in campo aperto contro autentici velocisti. Meno bene il duo d'attacco, soprattutto per quanto riguarda Lautaro, apparso fuori dal match. Calhanoglu è stato presente nell'azione, anche se meno preciso del solito. Per Barella la solita partita di sacrificio, ma due errori da matita rossa: quello ad inizio secondo tempo solo davanti al portiere, che poteva significare il pareggio e quello di reagire, anche se non eccessivamente, al contrasto con Militao. Se già è dura imparare ad affrontare certe partite, farlo con l'uomo in meno non è una cosa che questa squadra può permettersi. Buon voto anche per Dumfries, molto propositivo fino all'uscita dal campo.
Una sconfitta che può servire dunque. A questi livelli, partire bene, avere coraggio e personalità, ti aiuta. Per vincere ed andare avanti però, serve altro. Che non è detto che l'Inter non possa trovare, perché le trame di gioco ci sono state, ma ha scarseggiato la pericolosità vera sotto porta. Insegnamenti di cui Inzaghi dovrà far tesoro, sia per gli ottavi che per la ripartenza in campionato.
Testata giornalistica Aut.Trib.di Milano n.160 del 27/07/2021
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