Messaggio recapitato al Milan: l'Inter non abdica. Sarà una sfida di nervi
Dopo aver assistito ad Udinese-Inter, soprattutto al primo tempo del match, viene spontaneo chiedersi: cosa è passato per la testa dei giocatori nerazzurri dopo il gol di Arnautovic, mercoledì a Bologna? La squadra scesa in campo questa sera alla Dacia Arena è stata quella determinata e attenta vista nelle ultime settimane, prima dello stop in Emilia. Che, come spesso accaduto in stagione, ha però avuto la colpa di rimettere in gioco una squadra che pareva già battuta. Anche nel momento della massima pressione friulana però, dopo il gol dell'1-2, i nerazzurri hanno saputo difendersi senza rischiare eccessivamente il pareggio, visto che Handanovic non ha dovuto compiere altri interventi rilevanti.
A colpire è stato il fatto che gli undici scelti da Inzaghi siano scesi in campo come nulla fosse successo in precedenza. Ci si poteva infatti aspettare qualche turbamento ed incertezza vista la precedente sconfitta e vista la vittoria del Milan arrivata un'ora prima del fischio d'inizio. Invece, complice pregevole gol di un sontuoso e sempre più uomo-simbolo Perisic, il match è stato presto indirizzato e controllato con serenità, almeno nei primi 45 minuti di gioco. Questa volta, fatto il primo, i nerazzurri non si sono accontentati e, pur senza forzare la mano, hanno atteso il momento giusto per mettere in ghiaccio la vittoria, con il rocambolesco rigore messo a segno, in due tempi, da Lautaro Martinez.
Fino al 45' si diceva, perché nella seconda frazione abbiamo assistito ad un'Inter versione-sprecona - clamorose le occasioni sciupate prima da Perisic, poi da Dzeko e Lautaro - che ha poi pagato dazio per i propri errori visto che un episodio (la punizione di Deulofeu sugli sviluppi della quale è arrivato il gol di Pussetto) ha rimesso in piedi una partita che sembrava già finita. Dal 72' minuto è vero che l'Udinese ha gettato il cuore oltre l'ostacolo, ma è altrettanto vero che la Beneamata ha saputo calarsi nella parte e sacrificarsi con tutti gli effettivi fino al 95', capendo il momento e l'importanza di non subire un ulteriore stop. Una vittoria da squadra matura dunque, non senza pecche visto il rischio di restare con l'amaro in bocca, ma tant'é: contavano i 3 punti e sono arrivati.
Un'immagine resta scolpita ai più attenti e rende l'idea dell'unità di intenti in casa nerazzurra e della voglia di non mollare: Gosens, chiamato per l'ennesima volta ad entrare soltanto per pochi minuti finali, all'86, da qualche minuto aspetta che esca la palla per dire finalmente la sua. Barella però si ferma e Inzaghi lo richiama dicendogli che deve far entrare Vecino. Sarebbe stato comprensibile un gesto di sconforto da parte del giocatore per la sfortuna di doversi risedere in panchina, invece il tedesco senza alcuna esitazione si gira di scatto per andare dall'uruguaiano a caricarlo prima dell'entrata in campo. Questione di mentalità, sperando non sia troppo tardi. Oggi era importante così. Il messaggio è stato recapitato.
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