È il giorno del giudizio: cosa dice Zhang, cosa risponde Conte. L’indizio buono, e uno preoccupante

È il giorno del giudizio: cosa dice Zhang, cosa risponde Conte. L’indizio buono, e uno preoccupanteTUTTOmercatoWEB.com
lunedì 24 maggio 2021, 14:41Editoriale
di Tancredi Palmeri

Un lunedì che determinerà il futuro dell’Inter come minimo per il prossimo anno, se non per gli anni a venire: perché se dovesse andare via Conte, la squadra si attorciglierebbe in una spirale negativa che consumerebbe gli incredibili 91 punti e scudetto costruiti in 2 anni.
E si presuppone che Zhang se ne renda conto. Ma non è detto, considerata la balzana idea di chiedere la riduzione di stipendi alla squadra, respinta con perdite.
Se vi chiedete perché Conte non abbia più parlato, o perché semplicemente non abbia detto “sì, rimango, però ci sono cose da chiarire” è semplicemente perché non è così che funziona.
Conte sa che se vuole ottenere il massimo possibile, dovrà fare sudare quanto più gli è in potere il proprio presidente.
Voi direte “ah, cominciamo bene…” e vi sbagliate: vi ricordate quando dopo Villa Bellini era tutto un profluvio di tifosi e giornalisti che sdottoravano su come fossero le peggiori premesse per una stagione, di come Conte non vedeva l’ora di farsi cacciare, per poi arrivare fino alle accuse di eliminazione volontaria contro lo Shakhtar per farsi esonerare?
Beh: come è finita? Che l’Inter ha vinto lo scudetto a 91 punti.
Dunque Conte aveva ragione e voi avevate torto.
Dunque partite dal presupposto che se guadagna 12 milioni di euro all’anno e fa le cose a modo suo, ma proprio suo suo, magari ci sarà un motivo.

Cosa dirà Zhang a Conte?
Renderà ancora più esplicito il clima di economia in cui deve proseguire l’Inter, insisterà sull’autogestione, prolungamento di quanto successo la scorsa estate.
Probabilmente, e questo è il punto più importante, comunicherà che bisogna vendere uno dei big tra Lukaku, Lautaro, Hakimi e Bastoni per autofinanziarsi.

E Conte cosa risponderà?
Pure continuerà sull’onda lunga di Villa Bellini: ovvero capirà il confine tra l’impossibile - cioè rinforzare una squadra per salire di livello e giocarsi le semifinali di Champions, ché l’Inter sarebbe già da Quarti - e il possibile, laddove il possibile è chiedere, anzi: pretendere, che non si faccia un passo indietro, e dunque che la squadra non venga impoverita, quantomeno nell’XI titolare.
Una richiesta fondamentale perché Conte sa che così lo scudetto e la seconda stella (che gli interessa e pure parecchio) se li può giocare. Una richiesta appunto possibile, e per cui Conte squaderna tutto il campionario politico di cui è capace, un potere negoziale che si è guadagnato sul campo, non soltanto la sua eccellenza da allenatore.

In cima a tutto questo, c’è comunque un indizio sovrano: Conte guadagna 12 milioni di € all’anno, nessuno in questo momento sarebbe in grado di pagarglieli, e francamente non si è mai visto un atto di orgoglio pagato personalmente rimettendoci 12 milioni.
Oltre al fatto che ammesso e non concesso non ci sia il contratto di mezzo - e ripetiamo: certo che c’è di mezzo, quando è un contratto da 12 milioni - comunque non ci sarebbe in questo momento nessuna offerta dagli 8 top club d’Europa per Conte, e dunque non ci sarebbe nemmeno un’alternativa che plachi l’ambizione di Andonio (sempre che il PSG non si svegli di colpo deluso dal fallimento di Pochettino).

C’è però anche un indizio nuovo e preoccupante: magari solo una sensazione, però meglio tenerla da conto.
Stranamente, durante la giornata di festeggiamenti e cerimonia per lo scudetto, Steven Zhang è stato molto più contenuto e in disparte. Il paragone con la gioia contagiosa del giorno dello scudetto matematico è impietoso. Non si sa se per naturale riservatezza, o se per etichetta in occasione pubblica.
Ma a voler pensar male, sembrerebbe quasi si sentisse in imbarazzo per quello che ancora non può dire.
Tuttavia, magari è solo una suggestione giornalistica, o magari è davvero un po' di timore e imbarazzo per il summit così vicino.
Sentimenti che però poi sono automaticamente sovrastati da numeri e contratti su carta.