BAR ZILLO - Canta che ti passa. In attesa del confronto

BAR ZILLO - Canta che ti passa. In attesa del confronto
sabato 15 maggio 2021, 12:20Bar Zillo
di Gabriele Borzillo

Canta che ti passa, insomma. Nuovo inno o non nuovo inno, questo è il problema. Se sia meglio restare sul conosciuto o cambiare, nuovamente, che saremmo al terzo in dieci anni. Ora, non ti dico di rimanere sopra un prato verde sotto un cielo blu oppure core de sta città ma l’inno - è così o, perlomeno, lo è per me – racconta la tua storia: un biglietto da visita anzi, il biglietto da visita: importante. Che uno dice: scrivi dell’inno perché non hai un cazzo di cui scrivere? No, non necessariamente. La canzone che rappresenta la tua squadra deve essere riconoscibile in tutto il mondo già dalle prime note. E, soprattutto, deve essere lo stesso, non cambiare ogni trenta giorni a novembre con april giugno e settembre. In principio era Pazza Inter, che tutti cantavano e ballavano sugli spalti. Piaceva a grandi e piccini, il ritornello lo fischiettava chiunque, i cellulari suonavano su quelle note, il nerassurri di Saverio era l’imprinting. Però c’era un problema chenonsicapiscecosa di diritti, soldi, chissà chi lo sa, boh, mah e affini.

Affiancato a Pazza Inter risuonava, all’interno del Meazza, C’è solo l’Inter, decisamente più impegnato e impegnativo, con aromi e note di marca chiaramente anglosassone. C’è, soooolo l’Iiiiiinteeer, per me, sooooooolo l’Iiinteeeeer, dava tanto l’idea di – perdonate l’azzardo – You’ll never walk alone, con tutti i distinguo del caso. Ma la sensazione, ascoltandola cantata da settantamila anime, riportava la mente ai campi storici del pallone, Old Trafford, Anfield, Wembley e via di seguito. Non è un’esagerazione, per niente, provate a riavvolgerla nella mente, urlatela a squarciagola col pensiero. Magari in una sera di novembre, con quella pioggerella fine che ti impregna abiti e ossa, e però anche a ferragosto c’è solo l’Inter un suo perché lo mantiene.

Ora, raccontano, piomberà sulla tifoseria una nuova composizione. Che, sussurrano spifferi provenienti da Viale della Liberazione, non dovrebbe essere inteso alla stregua di un inno nel senso stretto della parola quanto, piuttosto, un componimento atto a festeggiare la conquista del tricolore numero diciannove. Anche perché lo scudetto dura una stagione, io ne vorrei vincere un paio almeno con la squadra che abbiamo ma questa è un’altra storia: i calciatori la loro preferenza l’hanno espressa, si sono spesi e nemmeno poco. Io li seguo a ruota. Ma, nell’attesa di capire cosa sarà, il mio c’è solo l’Inter non toccatemelo. In attesa del contorno.

In mantra finale: abbiamo un gruppo, se provate a smontarlo gli dei del pallone vi perseguiteranno per sempre.

Non scordatelo. Mai.